È costato qualcosina, ma ora sappiamo che Einstein aveva ragione: la Teoria della Relatività è esatta. Possiamo ben dirlo, dopo che la Nasa ha sborsato 750 milioni di dollari per un esperimento concepito allo scopo di stabilire se il vecchio Albert era davvero un genio o piuttosto un cialtrone tutto chiacchiere e velocità della luce. Risultato: era un genio.
Per dimostrare ciò che lui aveva intuito seguendo il filo di un pensiero, la Nasa ha spedito in orbita una batteria di satelliti, costruito "sfere perfette" in un minerale rarissimo, esaminato per anni una mostruosa mole di dati e accumulato uno spaventoso conto alla paninoteca «Supernova e soppressata» di Houston.
Laddove la Nasa non ha potuto riuscire, è nello spiegare al pubblico perché Einstein aveva ragione e di preciso su che cosa. In fatto di Relatività, la divulgazione scientifica non ha ancora raggiunto un linguaggio adatto alla gente comune. Così, passa senza soluzione di continuità da concetti quali «l’ordito spazio-temporale» a esempi che tirano in ballo pere, arance e altre delizie ortofrutticole. Capita dunque di leggere frasi del genere: «La distorsione dello spazio provoca una depressione elastica della materia cosmica. In altre parole, se due melograni, quattro fragole e un kiwi entrano in collisione a una velocità prossima a quella di un melone fatto rotolare sull’equatore di Uranio...» Il che, ammetterete, non è chiaro. A meno che Einstein non volesse ricordarci che, non importa in quale galassia ci troviamo, la frutta fa sempre bene. E, perbacco, anche in questo aveva ragione!
Per dimostrare ciò che lui aveva intuito seguendo il filo di un pensiero, la Nasa ha spedito in orbita una batteria di satelliti, costruito "sfere perfette" in un minerale rarissimo, esaminato per anni una mostruosa mole di dati e accumulato uno spaventoso conto alla paninoteca «Supernova e soppressata» di Houston.
Laddove la Nasa non ha potuto riuscire, è nello spiegare al pubblico perché Einstein aveva ragione e di preciso su che cosa. In fatto di Relatività, la divulgazione scientifica non ha ancora raggiunto un linguaggio adatto alla gente comune. Così, passa senza soluzione di continuità da concetti quali «l’ordito spazio-temporale» a esempi che tirano in ballo pere, arance e altre delizie ortofrutticole. Capita dunque di leggere frasi del genere: «La distorsione dello spazio provoca una depressione elastica della materia cosmica. In altre parole, se due melograni, quattro fragole e un kiwi entrano in collisione a una velocità prossima a quella di un melone fatto rotolare sull’equatore di Uranio...» Il che, ammetterete, non è chiaro. A meno che Einstein non volesse ricordarci che, non importa in quale galassia ci troviamo, la frutta fa sempre bene. E, perbacco, anche in questo aveva ragione!
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