Piccoli terroristi

Ora che, a quanto si dice, i pupazzetti barbuti del cosiddetto Isis hanno preso controllo di Palmira, in Siria, e si sono disposti a distruggerne le preziose testimonianze archeologiche romane, la gara è ufficialmente aperta. Loro distruggono l’arte per odio, propaganda e ignoranza. Noi lasciamo che vada in malora per ignavia, incapacità e, ancora, ignoranza. Vedremo chi fa più danni.

Tra i due, i più colpevoli sono comunque loro, perché sono oltretutto volgari assassini, ma anche noi meriteremmo quattro paroline secche perché, a giudicare dallo stato di tante opere d’arte ancora - e speriamo per sempre - sotto il nostro controllo, c’è da mettersi le mani nei capelli.

Ci frega, se permettete il termine aulico, un difetto di percezione: il guerrigliero irsuto, tagliagole, minaccioso e ottuso è un soggetto facile da odiare. Proviamo paura ma, credo, soprattutto indignazione davanti alla sua minaccia sanguinosa, ai principi retrogradi che si vanta di diffondere e, con il coraggio delegato che ci caratterizza, chiediamo a gran voce che qualcuno se ne occupi e vada a combatterli.

Meno vibrata e vibrante si alza la protesta quando gli attentatori siamo noi stessi. Pochi si lamentano per i tagli dello Stato alla cultura: a lamentarsi sono solo cineasti di dubbio talento che vedono sfumare finanziamenti per pellicole destinate a vedere la luce del proiettore in sale senz’altro vuote. Di certo nessuno marcia per i crolli di Pompei, per i teatri chiusi, i musei in cui piovono calcinacci, i quadri perduti perché affidati a sistemi di catalogazione obsoleti, i restauri dimenticati o affidati a mani non qualificate, la promozione culturale e turistica risibile.

Senza volerlo, con meno visibile tracotanza, ma con paragonabile potenziale distruttivo, ci comportiamo, nei confronti della storia e dell’arte, come tanti piccoli terroristi. Per combattere quelli veri, dovremmo prima sconfiggere l’annoiato fanatico che c’è in noi.

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