Più a destra

Più a destra

Se in questi ultimi anni avete avuto l’impressione che il mondo stia spostandosi a destra, sappiate che, con ogni probabilità, avete ragione. Da un punto di vista politico, la tendenza è quella. Non tanto e non solo perché i conservatori sovrastano, in termini numerici, il frantumato arcipelago dei riformisti e dei socialdemocratici, piuttosto perché lo spostamento generale è quello: i buoni conservatori radicalizzano la loro posizione, i moderati si scoprono più reazionari e, a sinistra, segue il gruppo tanto che, oggigiorno, uno spaesato Lenin si ritroverebbe a sostenere le ragioni di Walter Veltroni ed Ermete Realacci.
La controprova di questo fenomeno ci giunge dagli Stati Uniti dove un commentatore del Washington Post, Dana Milbank, si è dovuto pentire dopo aver definito «fedeli conservatori» due esponenti repubblicani. «Ma quali conservatori!» hanno replicato inferociti parecchi lettori: «Quelli son comunisti o giù di lì». Milbank, sgomento, è andato a verificare ed ha scoperto l’esistenza di un istituto - l’American Conservative Union - il quale si preoccupa di affibbiare a ogni repubblicano un "punteggio", una "gradazione" di "puro conservatorismo". Ebbene, secondo questo istituto, celebri "falchi" repubblicani del recente passato non sarebbero altro che mammolette con pericolose tendenze socialiste. «Ma lei come la pensa?» è stato chiesto a Milbank: «Anche lei trova che fossero poco meno che bolscevichi?». «No» ha risposto lui, «ma io sono un conservatore».

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