Più assoluto

Raggiungo la signora Malinpeggio alla panchina che ormai è diventata il suo quartier generale e, senza chiedere il permesso, le spalanco un ombrello sulla testa. È ben infagottata, per carità, e nasconde la testa come una tartaruga in un cappuccio impermeabile, ma la pioggia dei giorni scorsi, insistente come non mai, deve averla completamente inzuppata. Mi preoccupo per la sua salute, ma anche per il livello di pessimismo cosmico al quale il tempaccio potrebbe spingerla. Dunque, apro l’ombrello: non mi ringrazia, ma neppure lo respinge.

«Tempaccio, eh?» dico io

«Grande osservatore, eh?» dice lei.

«Pare che domani smetta» aggiungo, «sarà piacevole veder spuntare un raggio di sole».

Lei annuisce.

«In fondo, un bel cielo sereno è l’unica cosa che manca a questo 2014 così promettente...»

La signora scocca un’occhiata laterale che mi trafigge una tempia. «Promettente, dice?»

«Ma sì! I leader di due partiti, piaccia o no, molto importanti si ritrovano per trovare una base comune: non trova sia un fatto positivo?»

«No».

«Non le sembra che, con tutti i disastri che la crisi ha fatto, ci sia nella gente un o spirito nuovo? Forse le persone hanno imparato qualcosa da questi tempi difficili. Hanno imparato a fare sacrifici, a tener duro e a far progetti. Non augura loro buona fortuna?»

«No«

«Forse potrà convenire sul fatto che, sullo scacchiere internazionale, si è fatto qualche passo in avanti. Rimangono molte aree critiche, ma non è difficile riconoscere quegli sforzi comuni che vengono tentati. Non spera che vadano a buon fine?»

«No».

«Signora, il suo pessimismo è inguaribile».

«Lei chiama pessimismo auspicare che i piani umani non vadano in porto? Ci pensi bene: vedrà che il mio pessimismo assomiglia molto all’ottimismo più assoluto».

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