Più terrestre di così

Più terrestre di così

Dice la regola che quando un apparecchio mostra una o più luci verdi tutto va bene. Se le luci si fanno gialle, arancio o, peggio ancora, rosse, allora siamo nei guai. Per fortuna, nel momento del passaggio dall’analogico al digitale terrestre, il mio decoder tv mostra soltanto rassicuranti luci verdi.
È dunque con piena fiducia che mi appresto al primo zapping digital-terrestre della mia vita. I canali Rai e Mediaset scorrono tersi come giornate di vento. La definizione è certamente migliorata. Osservo con emozione la superficie della faccia di Vespa: sorvolando il Mar della Tranquillità, gli astronauti avranno provato una sensazione simile. Oltre La 7, il telecomando mi conduce al largo, in una moltiplicazione di rotte, ovvero di canali, davvero sorprendente. Incontro viandanti orientali determinati a vendermi i loro tappeti, intrattengo rapporti con strani businessmen i quali sostengono, per ragioni che sospetto sordide, la necessità di applicare al mio addome certi elettrodi utili a rimuovere il grasso. Più avanti ancora, approdo in una terra senza legge ove si promettono prodezze sessuali sconosciute perfino alle alte cariche dello Stato. Infine, come l’astronauta di «2001 Odissea nello spazio», mi ritrovo in una camera da letto completamente arredata. Una voce fuori campo annuncia che è in vendita al Salone dell’Arredamento di Fizzonasco. Dopo tutto, rifletto, non è stato un viaggio spaziale: più terrestre di così, questo digitale non potrebbe essere.

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