Il principe saudita Alwaleed bin Talal ha un problema: non vuole passare per un morto di fame. La sua preoccupazione è comprensibile: quando si è nipoti del fondatore dell’Arabia Saudita e parenti stretti del re - sua maestà Abdullah bin Abdulaziz bin Abdulrahman bin Faisal bin Turki bin Abdullah bin Muhammad bin Saud - non si ha piacere nel vedersi etichettare come gente con le pezze al deretano.
Così, con l’unico intento di salvaguardare la sua reputazione, il principe ha deciso di denunciare per diffamazione la rivista Forbes che, in un articolo, aveva osato dipingerlo alla stregua di un senzatetto.
Che cosa ha combinato Forbes di tanto grave? Molto semplice: ha stimato il patrimonio personale di Alwaleed bin Talal in 20 miliardi di dollari, oltre 15 miliardi di euro.
Nel leggere Forbes, il principe ha fatto un salto sulla poltrona di damasco. «Come osano, questi infedeli, scrivere che possiedo 20 miliardi di dollari quando - e posso provarlo perché ho fatto l’estratto con l’ultimo bancomat - in cassa c’ho 29,6 miliardi di dollari?»
Ad andare di traverso al principe, a dirla tutta, non è stata tanto la differenza di 9,6 miliardi, quanto il fatto che il conto della rivista Forbes lo ha collocato al 26 posto nella classifica mondiale degli uomini più ricchi. Immaginatevi di andare in giro, magari di fare due passi in centro, e di incrociare il numero 25 nel mondo, o addirittura il 24: riuscireste a reggere, dal fondo del vostro numero 26, la smorfia ironica, il labbro irridente, l’occhietto divertito che inevitabilmente vi verrebbero rivolti? Riuscireste, voi, a bervi un caffè o un tè in compagnia dei summenzionati conoscenti e reggere l’umiliazione, al momento del conto, di sentirli dire: «Non ti preoccupare, numero 26, facciamo noi»?
Questo per dire che tutti, anche i principi sauditi, hanno i loro problemi: 29,6 miliardi di volte più piccoli di nostri ma, insomma, se vi piace, ce li hanno anche loro.
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