Precedenza a Gengis Khan

Precedenza a Gengis Khan

Un articolo nel blog "Freakonomics" rivela che tra non molto abbandoneremo il volante. Non perché l’umanità rinuncerà a servirsi dell’automobile, ma perché non ci sarà più bisogno di stringere lo sterzo, né di schiacciare i pedali, guardare nello specchietto e, in generale, compiere le operazioni necessarie ad affrontare la giungla urbana: sarà l’automobile a farlo per noi. «La tecnologia per arrivare a tanto - spiega Eric Morris, un esperto di trasporti e viabilità - esiste già». Si tratta di armonizzarla in un sistema integrato, il che può sembrare difficile, ma in realtà alcuni esperimenti sono stati portati a termine con successo fin dal 2007.
È prevedibile che, quando l’ipotesi diventerà più concreta, sentiremo alzarsi gemiti e lagnanze dovute all’estinzione del «piacere della guida» e della «cultura dell’auto». In effetti, sarà così: un modo di vivere e di comunicare verrà cancellato. Accanto alla piacere di guidare un’automobile in scioltezza - che pur non provando, riconosco negli altri - se ne sarà andata anche una preziosa rete di rapporti sociali fatta di piccole prepotenze, sottintese gerarchie (tra chi ha il "pass" e chi no, tra chi ha il Suv e chi no, tra chi osa dire «lei non sa chi sono io» e chi no), esplosive violenze e, purtroppo, di tragedie autentiche. Sarà il tempo, per noi, di guardare a questa parte della cultura automobilistica, ormai consegnata alla Storia, con il dovuto distacco. Quello, per dire, con cui oggi osserviamo le scorribande di Attila e di Gengis Khan.

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