La notizia del "monito" lanciato ieri dall’Unione europea nei confronti dell’Italia, portatrice, secondo Bruxelles, di un «potenziale» rischio-contagio economico e finanziario, è di quelle che mi danno sovranamente sui nervi.
Non tanto perché abbia in uggia l’Unione europea, quanto perché trattasi di un patetico e fuorviante tentativo di "leggere" il futuro. Il guaio è che far previsioni per il futuro è un esercizio oggi molto praticato e, purtroppo, tenuto in alta considerazione: molti ne hanno fatto una professione. Esiste addirittura un ventaglio di professioni basate sulla preveggenza e non intendo, qui, le tradizionali figure di maghi e fattucchiere, avvolte in un alone di tenera ciarlataneria, ma quelle, ben più remunerative, di commentatori, esperti, analisti.
Gli studi che si sono presi la briga di analizzare le "previsioni" a medio-lungo termine degli "esperti" parlano chiaro: le probabilità che costoro hanno di azzeccare uno scenario sono risibili. Una scimmia bendata ha le stesse chance di far centro in un bersaglio lanciando una freccetta. E più l’esperto si ritiene preparato su uno specifico argomento (Medio Oriente, finanza, geopolitica), più aumenterà il suo margine di errore: la presunta competenza, infatti, non farà altro che aumentare la sua fiducia in se stesso e la fiducia in se stesso lo indurrà a previsioni spericolate.
La situazione peggiora quando l’esperto è chiamato a far previsioni davanti a una telecamera: in tv l’ego si gonfia a dismisura e, per farsi notare e ammirare, il soggetto diventa incline all’esagerazione e alla semplificazione.
In conclusione: le previsioni a medio-lungo termine equivalgono, in qualunque campo, a un lancio di dadi. Quelle a breve termine sono più attendibili ma, di solito, non servono esperti per azzeccarle: basta informarsi a dovere. Tutto questo per dire, alla Ue e a chiunque vorrà ascoltare, che è ora di smetterla di preoccuparsi del futuro: è il presente che è un casino.
Non tanto perché abbia in uggia l’Unione europea, quanto perché trattasi di un patetico e fuorviante tentativo di "leggere" il futuro. Il guaio è che far previsioni per il futuro è un esercizio oggi molto praticato e, purtroppo, tenuto in alta considerazione: molti ne hanno fatto una professione. Esiste addirittura un ventaglio di professioni basate sulla preveggenza e non intendo, qui, le tradizionali figure di maghi e fattucchiere, avvolte in un alone di tenera ciarlataneria, ma quelle, ben più remunerative, di commentatori, esperti, analisti.
Gli studi che si sono presi la briga di analizzare le "previsioni" a medio-lungo termine degli "esperti" parlano chiaro: le probabilità che costoro hanno di azzeccare uno scenario sono risibili. Una scimmia bendata ha le stesse chance di far centro in un bersaglio lanciando una freccetta. E più l’esperto si ritiene preparato su uno specifico argomento (Medio Oriente, finanza, geopolitica), più aumenterà il suo margine di errore: la presunta competenza, infatti, non farà altro che aumentare la sua fiducia in se stesso e la fiducia in se stesso lo indurrà a previsioni spericolate.
La situazione peggiora quando l’esperto è chiamato a far previsioni davanti a una telecamera: in tv l’ego si gonfia a dismisura e, per farsi notare e ammirare, il soggetto diventa incline all’esagerazione e alla semplificazione.
In conclusione: le previsioni a medio-lungo termine equivalgono, in qualunque campo, a un lancio di dadi. Quelle a breve termine sono più attendibili ma, di solito, non servono esperti per azzeccarle: basta informarsi a dovere. Tutto questo per dire, alla Ue e a chiunque vorrà ascoltare, che è ora di smetterla di preoccuparsi del futuro: è il presente che è un casino.
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