Prima le cose serie

Prima le cose serie

La vicende del calcio sono divertenti e interessanti per molti motivi, non ultimo la generale cecità di chi le riferisce e di chi le commenta, ovvero più o meno noi tutti. Quanto accaduto negli ultimi giorni rappresenta il perfetto esempio di questo annebbiamento collettivo.

Da sabato pomeriggio a lunedì mattina si è discusso soltanto di una cosa: se il pallone di Catania fosse dentro o fuori. Un’alternativa alla quale era legata non soltanto la validità di un gol e neppure il (provvisorio) risultato di una partita e, a dirla tutta, neanche l’assegnazione finale del titolo di squadra campione d’Italia. Riconoscere il pallone "dentro" piuttosto che "fuori" era la decisione che avrebbe assegnato a una squadra o all’altra il ruolo di Grande Manipolatrice, di Potente Corruttrice e di Velenosa Condizionatrice. Il tutto, in un quadro di incessante Complotto teso ad annullare i meriti sportivi per assegnare lo scudetto là dove più conveniente alla Mafia, al Potere, alla Finanza e, in ultima analisi, al Demonio.

Lunedì mattina, mentre ancora scandagliavamo la profondità di penetrazione del pallone catanese, le agenzie registravano, quasi a margine, l’arresto di tre calciatori professionisti e un’indagine a carico di altri venti con l’accusa di «associazione a delinquere finalizzata alla frode sportiva». La cosa pare non abbia suscitato grande interesse: forse riusciremo a occuparcene soltanto quando avremo stabilito con certezza se il pallone etneo era dentro o fuori. Prima le cose serie, perbacco!

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