Profonde radici

Profonde radici

Giusto ieri, lo abbiamo sentito da Benedetto XVI: «La Gran Bretagna ha profonde radici cristiane». C’è poco da obiettare: il Papa, alla guida di un’organizzazione che vanta due millenni di storia, sembra perfettamente in grado di riconoscere una profonda radice quando ne vede una.
Il fatto è che le "profonde radici" non le trova soltanto il Papa. Fateci caso: molti altri sembrano inciampare in "profonde radici" ogni volta che escono a fare due passi. Si potrebbe dire che le "profonde radici " spuntano fuori (o, più propriamente, "crescono sotto") ogni volta qualcuno abbia necessità di rimarcare la bontà di una causa. Dotare la causa in questione, sia pure metaforicamente, di cospicue escrescenze diffuse nel terreno ne assicura, così si ritiene, la solidità dei principi e, soprattutto, mette in guardia l’avversario sulle difficoltà che incontrerebbe tentando di estirparla. Quasi ogni giorno, dunque, sentiamo ripetere che «la cultura liberale ha profonde radici nel nostro paese». D’altra parte, anche «il riformismo ha profonde radici», mentre, in fatto di radici, la «cultura socialdemocratica» fa invidia a una sequoia.
Una volta interrata la politica, le radici - come è loro natura - si espandono ovunque. Capita così di sentir affermare le "profonde radici" del calcio a cinque, dell’uncinetto, della lotta libera nel fango, della pesca con la mosca, dei cannelloni vegetali e della depilazione maschile. Tutto, in pratica, ha "profonde radici". Sarà per quello che non andiamo da nessuna parte?

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