Promesse placebo

Ci sono cose, al mondo, di cui è conveniente sapere poco o nulla. Una di queste è senza dubbio il livello di colesterolo di Giuliano Ferrara. Un'altra è l'effetto placebo. Come si sa, con effetto placebo si intende quella tecnica che, in medicina, consiste nel somministrare al paziente finti farmaci, ovvero pillole e soluzioni senza alcun principio attivo, in modo da innescare un effetto psicologico virtuoso: convinto di assumere un farmaco efficace, salvifico, il malato mostra dei miglioramenti non di rado definitivi.

Il fatto strano, con l'effetto placebo, è che non sempre funziona. In altre parole, con alcune persone è efficace e con altre no. Perché?

È quanto si sono chiesti alcuni ricercatori dell'Università del Michigan i quali, accidenti a loro, sono andati a scoperchiare il meccanismo dell'effetto placebo. Mossa azzardata e quasi criminale perché una cosa è evidente: il placebo funziona al suo meglio nell'ignoranza piuttosto che nella conoscenza. Si potrebbe addirittura dire che l'ignoranza, sposandosi all'illusione, costituisce il vero “principio attivo” di questa tecnica. Ma è troppo tardi argomentare ora: gli zelanti ricercatori americani hanno scoperto con quali persone l'effetto funziona e con quali no.

Un esperimento condotto su un folto gruppo di pazienti ha stabilito che l'effetto placebo risulta accentuato negli individui la cui personalità presenta tratti di onestà e altruismo nonché bassi livelli di rabbia interiore. Spero che i ricercatori siano soddisfatti anche se io sospetto che, in medicina, l'effetto placebo ce lo siamo giocato. Forse il risultato della ricerca, se non altro, ci aiuterà nella cabina elettorale. Prima di considerare degne di attenzione le promesse-placebo di certi candidati, ora sappiamo che non potranno mai funzionare in un corpo sociale discutibilmente onesto, ben poco altruista e, in quanto a rabbia, tutt’altro che assestato su “bassi livelli”.

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