Se l'espressione “dove andremo a finire” non fosse un cliché morto e sepolto (a proposito, anche “morto e sepolto” è un'espressione “morta e sepolta”), la si potrebbe tirar fuori un'ultima volta per farne buon uso. Sarebbe infatti indicata per commentare quanto apparso in alcuni grandi siti di informazione: una foto della modella brasiliana Gisele Bündchen colta nell'atto di spogliarsi. Un'immagine “rubata”, scattata da un ardimentoso paparazzo: l'aspetto bizzarro di tutto ciò e che la signorina Bündchen si stava spogliando per apparire nuda in un servizio fotografico che sarebbe stato realizzato poco dopo. La sua nudità, dunque, non era “privata”: si spogliava per apparire in pubblico senza vestiti. Di conseguenza, la foto scattata dal paparazzo non coglie affatto un momento “speciale”, “intimo” o “proibito” (a voi la scelta dell'aggettivo): no, sarebbe bastato aspettare qualche minuto per ammirare liberamente il corpo della modella in tutto il suo impudico splendore.
Quel nudo colto clandestinamente equivale dunque a uno sguardo dal buco della serratura che però non rivela nulla oltre a quanto era già ampiamente concesso di vedere. Mi si corregga se sbaglio, ma il concetto stesso di “spiare” è connesso all'apprendere qualcosa che, altrimenti, rimarrebbe celato. Non è più così: oggi spiamo ciò che è accessibile. Del brivido morboso dello spionaggio rimane solo un gusto artificiale. Da sempre molti segreti sono di Pulcinella: l'unica differenza è che, adesso, Pulcinella è nudo.
Quel nudo colto clandestinamente equivale dunque a uno sguardo dal buco della serratura che però non rivela nulla oltre a quanto era già ampiamente concesso di vedere. Mi si corregga se sbaglio, ma il concetto stesso di “spiare” è connesso all'apprendere qualcosa che, altrimenti, rimarrebbe celato. Non è più così: oggi spiamo ciò che è accessibile. Del brivido morboso dello spionaggio rimane solo un gusto artificiale. Da sempre molti segreti sono di Pulcinella: l'unica differenza è che, adesso, Pulcinella è nudo.
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