Qualche speranza

Mi chiedo: sarà capitato anche a voi? Perché se così fosse, una speranza ce l'abbiamo.

Vado a spiegarmi. Sabato scorso, la mia gioia per la prima, autentica giornata di primavera è stata leggermente turbata da un fatto, anzi due. Primo fatto: l'immagine di Silvio Berlusconi che, sorridente e saltellante, parlava alla folla da un palco allestito a Bari. Secondo fatto: Pier Luigi Bersani che parlava ai militanti del Pd da un microfono allestito in una sala di Roma. Ho fissato le due immagini attonito, colto da un inquietante sospetto: sarà mica ricominciata la campagna elettorale? Gli indizi erano robusti: da entrambi proveniva una pesante arroganza nei confronti dell’avversario e, a dispetto dei fallimenti del recente e recentissimo passato, la stolida convinzione di avere una ricetta sicura per il futuro. Accanto al sospetto, di fronte alle due facce arringanti, montava la mia disperazione, presto sostituita da rabbia, infine rimpiazzata da una solida, fredda volontà omicida.

Meglio dirlo subito: non ho nessuna intenzione di ammazzare qualcuno. Non un leader politico, non un cittadino qualunque e, se non sotto grave provocazione, neppure una zanzara. Ciò che non intendo tollerare - e che dunque procederò a cancellare con implacabile spietatezza - è il mio coinvolgimento in ogni sorta di mercatino del consenso. Schiaccerò sotto i piedi ogni promessa che dovesse arrivare alla mia soglia, fosse essa di cambiamento, di taglio delle tasse, di riforma morale e istituzionale o perfino intesa a modificare il colore delle cassette postali. Tolleranza zero per le fregnacce: questo, da oggi, il mio motto. Il primo che, in tv o altrove, si metterà a sciorinare mercanzia retorica - magari elencando per punti quello di cui "il Paese ha bisogno": «Primo... secondo...» - vedrà ricadere su di sé la colata del mio disprezzo. So che cambierà poco, ma è per questa ragione che, all'inizio, mi chiedevo se lo stesso disgusto avesse colto anche voi. Nel caso, come dicevo, qualche speranza c'è.

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