Se questa rubrica fosse uno di quei vecchi romanzi nei quali usava far precedere la narrazione, a ogni capitolo, da un sommario del contenuto immediatamente successivo, questo brano potrebbe essere così introdotto: “buonanotte - Qualcosa di buono – In cui si dimostra che Renato Brunetta non è la Nutella”.
Dichiarato l’intento, mi metto al lavoro. Lo spunto, naturalmente, viene dalla scomparsa a 89 anni di Michele Ferrero, fondatore dell’omonima industria dolciaria e “papà” della Nutella. Noi forse non ce ne rendiamo conto appieno ma la Nutella è una sorta di Coca Cola del cioccolato: è riconosciuta, diffusa e apprezzata ovunque, dall’Afghanistan allo Zimbabwe. Insieme alla già menzionata Coca Cola, e a un pugno di altre cose, costituisce il corpus di ciò che potremmo chiamare i classici moderni. Qui, è ovvio, la definizione di “classici” si distacca un poco da quella letteraria, ovvero scolastica. Se i classici letterari sono quelli che hanno resistito alla prova del tempo e costituiscono degli archetipi narrativi, i classici moderni sono oggetti, prodotti, film, atteggiamenti e perfino parole che, una volta evocati, suscitano in tutti – e se non in tutti, almeno nel 90 per cento di noi – uno spontaneo moto di apprezzamento che a sua volta conduce a un complice riconoscimento del prossimo. Basta dire “Nutella” per sollevare in chi ci circonda comuni sentimenti facili da condividere. Il classico moderno può essere ripetuto e ripetuto ancora: sempre ottiene lo stesso livello di gradimento. Funziona con la Nutella, con il film “Blues Brothers”, con i primi Fantozzi e con molte canzoni dei Beatles. Senza animosità nei confronti di Brunetta, provateci voi a ottenere lo stesso successo declamando uno dei suoi discorsi alla Camera.
Raggiunto il mio intento, vorrei dire che Michele Ferrero, al di là delle molte, forse troppe, calorie messe in circolazione sulla Terra, ci ha offerto una ragione di riavvicinamento. Qualcosa di buono che nulla toglie al nostro libero arbitrio, non impone alcun compromesso al nostro spirito critico, e ci fa tutti più cremosamente fratelli.
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