Il sito del Corriere dedicava ieri una “gallery” di dieci foto ai 51 anni della canzone “The sound of silence” di Simon e Garfunkel. Tutto bene e anzi benissimo perché la canzone di cui sopra è un classico immortale, un brano che va su tutto e che, a saperlo strimpellare, garantisce sempre un figurone alle feste, specie dopo la terza boccia di lambrusco.
Meno bene solo se, smaltito il lambrusco, si riflette per un momento. D’accordo “The sound of silence”, d’accordo Simon e d’accordo perfino Garfunkel: ma 51 anni che razza di anniversario è?
Magari è successo che, in redazione, il solito sapientone musicale si è accorto che, l’anno scorso, il memorabile evento - mezzo secolo della celeberrima canzone - è passato inosservato: tanto valeva allora recuperarlo quest’anno. La Rete ci ha portato in dote questa sensazionale flessibilità: tutto può essere trasformato in un evento. Basta qualche fotografia, un articolo raffazzonato e un link a Wikipedia.
Vogliamo fare una prova? Sapevate che quest’anno ricorrono i 34 anni di “Maledetta primavera” (Cassella-Savio, canta Loretta Goggi) e i 29 del film “Yuppies 2” di Enrico Oldoini con Christian De Sica, Massimo Boldi e Jerry Calà? Non solo: una volta finito l’Expo a Milano sarà il caso di mettersi subito al lavoro per studiare un acconcio programma di celebrazioni, degno di un anniversario quale i 38 anni dalla pubblicazione di “Figli delle stelle”, album e canzone di Alan Sorrenti.
Come si vede, generare anniversari è la cosa più facile del mondo. Personalmente, sto meditando di interrompere la scrittura di questo articolo per festeggiare il dodicesimo minuto dall’inizio della sua stesura. Nel frattempo, è trascorsa, quasi inosservata, la ricorrenza della ottava ora dal mio risveglio, la mattina, e la sedicesima dal ritiro a letto la sera precedente. La cosa migliore sarebbe festeggiare ascoltando “The sound of silence” e, una volta finita la canzone, celebrare i 3 minuti e otto secondi dal suo inizio.
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