Quasi Millecinque

La ricordano tutti come una scena particolarmente esilarante, se non la più esilarante, del film "Non ci resta che piangere": Roberto Benigni e Massimo Troisi alle prese nel Millequattrocento («quasi Millecinque») con un ostinato doganiere: «Chi siete? Cosa portate? Sì, ma quanti siete? Un fiorino!». A ogni passaggio dei due, egli ripete la sua litania -«Chi siete? Cosa portate? Sì, ma quanti siete? Un fiorino!» -, impermeabile a ogni osservazione, spiegazione, invettiva perfino, che i due finiscono per rivolgergli. Scopriamo oggi che, in fatto di balzelli locali, l’Italia non ha fatto passi avanti. Possiamo affermare, anzi, che se pure siamo ufficialmente nel Duemiladodici, in realtà è solo e sempre «quasi Millecinque».

Esempio. Un emendamento presentato dal deputato siciliano Dore Misuraca alla Commissione finanze della Camera introduce una "tassa di sbarco" sulle isole minori. Questo significa, in sostanza, che per mettere piede su un lembo di terra della Repubblica Italiana - un lembo remoto magari, certamente pittoresco, sicuramente bisognoso di attenzione, ma pur sempre un lembo di Repubblica - il cittadino si vedrà chiedere la somma di euro 1,50. Un’evoluzione dal sapore medioevale, se si vuole, della "tassa di soggiorno", già in vigore in numerose località turistiche, con la quale si paga il diritto di pernottare in un luogo particolarmente attraente dove ogni cosa, dalla minerale all’ombrellone, è già di per sé costosissima.

Personalmente, considero sempre con sospetto queste iniziative fiscali intraprese a livello locale: le ritengo arbitrarie e pericolosamente contagiose. Per nostra fortuna non c’è paese in Italia che non abbia almeno una preziosa peculiarità, almeno una gemma artistica o naturale. Per sfortuna, però, non c’è luogo che non abbia almeno un Dore Misuraca.

© RIPRODUZIONE RISERVATA