Quel calmante chiamato “Profondo rosso”

Se le cose sono vietate, proibite, sotto chiave, interdette e tenute a distanza c’è verso che diventino gigantesche. Così, quando nel 1975 il film di Dario Argento “Profondo rosso” arrivò nelle sale con applicato il divieto ai minori di anni 14, al sottoscritto, che di anni ne aveva 13, non restò che fantasticare sul contenuto di una pellicola che i più davano per terrificante, mostruosa, da perderci il sonno.

Io e i miei amici coetanei ci scoprimmo irresistibilmente attratti dal quel presunto incubo che prendeva corpo a ore fisse dietro l’ingresso del cinema. La nostra curiosità era alimentata dai pochi indizi ai quali riuscivamo ad accedere: le immagini rimandate dalle locandine esposte in strada che, in una profusione di rosso, lasciavano intravedere facce sgomente, mani guantate e un inquietante bambolotto.

Chi, più grandicello, aveva avuto modo di entrare in sala ostentava con noi rimasti fuori una certa spavalderia, come se aver visto “Profondo rosso” equivalesse a una definitiva prova di coraggio, oppure ammetteva - ma al solo scopo di spaventarci ancora di più - che le immagini del film gli avevano provocato emozioni al limite dello svenimento e del rovesciamento di stomaco. Tutto questo accresceva in noi la misura solo figurata del potere orrorifico di quel film maledetto.

Non bastasse, c’era poi in giro il 45 giri dei Goblin , dalla copertina pure cosparsa di abbondante carminio, con la sue diaboliche note saltellanti sulle quali la fantasia si scatenava a costruire ogni sorta di efferatezze.

Oggi so bene come la versione di “Profondo rosso” creata dalla nostra fantasia fosse ben più spaventevole dell’originale. Visto sia in tv sia al cinema, “Profondo rosso” rimane un thriller efficace e originale, ma non può che perdere il confronto con la potenza inventiva di un ragazzino suggestionato.

Tiro in ballo “Profondo rosso” perché proprio nei giorni scorsi Dario Argento si è presentato alla Berlinale con il suo ultimo film, “Occhiali neri”, interpretato da Ilenia Pastorelli e dalla figlia Asia.

Interrogato dai giornalisti come sicuro esperto di corse orribili, Argento ha sostenuto che «oggi c’è nei ragazzini una ferocia davvero tremenda. Una ferocia che una volta non c’era».

Se ripenso a me stesso e ai ragazzini con i quali ciondolavo davanti al cinema in cui proiettavano “Profondo rosso”, devo ammettere che disponevamo di ben poca ferocia, anche se a volte ci sforzavamo di esibire, a scopo intimidatorio, qualche atteggiamento da duri. Non saprei giudicare i tredicenni di oggi: certo le cronache riportano fatti e fattacci, ma se certi episodi giustamente innescano allarmi sociali, precipitarsi alla generalizzazione è comunque la cosa più stupida che si possa fare.

Posso invece dirvi che cosa è capitato ai tredicenni del 1975: oggi, quasi sessantenni, sopravvivono sfiniti da due anni di pandemia, terrorizzati dall’eventuale comparsa di una nuova variante del Covid e, ansia fresca fresca, già in ambasce alla prospettiva della Terza guerra mondiale. Per questa ragione, quando in tv passa “Profondo rosso” lo guardano volentieri: per calmarsi i nervi.

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