Che cos’è il genio?» si chiedeva, fuori campo, il giornalista Perozzi nel primo film della trilogia di “Amici miei”. E rispondeva: «È fantasia, intuizione, decisione e velocità d’esecuzione». Una definizione ancora oggi brillante, perfino applicata oltre la cornice dello scherzaccio perpetrato dal Necchi, al quale faceva da introduzione.
Al massimo, si potrebbe pensare a un ritocchino, un aggiornamento: il genio sarebbe sì fantasia, intuizione, decisione e velocità d’esecuzione, ma anche ribaltamento della logica, scartamento del pensiero corrente. Tutti, al mondo, vediamo ogni giorno più o meno le stesse cose: qualcuno però le vede in modo diverso e in questa diversità risiede il genio.
C’è poi da sottolineare una caratteristica, per così dire, laterale del genio: esso viene largamente considerato benigno. Leonardo da Vinci, Beethoven, Einstein e Picasso erano geni e, tutti, hanno fatto cose bellissime e utilissime: ne consegue che in loro il genio doveva agire da stimolante, oltre che dell’intelligenza, anche delle qualità morali. Si riconosce, di tanto in tanto, l’esistenza di un genio di segno opposto, ma in termini quasi sempre grotteschi, caricaturali: il “genio del male” è un personaggio da fumetti, il figuro che salta per aria nell’ultima scena del film insieme alla multimilionaria base segreta dalla quale cercava, invano, di conquistare il mondo.
Volessimo imporci una certa obiettività, dovremmo riconoscere che, in sé, il genio non è né buono né cattivo. Queste categorie non influiscono su forze come «fantasia, intuizione, decisione e velocità d’esecuzione»: esse agiscono e, il più delle volte, il prodotto del loro agire è lasciato alla nostra volontà di farne un uso benigno oppure malevolo.
A farci caso, le manifestazioni del genio non sono poi così rare ed esse, forse proprio in virtù della loro neutralità, quasi sempre impongono una riflessione.
L’ultimo portato del genio nel quale mi è capitato di imbattermi assume le sembianze di una piccola scritta, sovraimposta ad alcuni video rintracciabili online. Mentre il filmato pubblicitario che s’aggrappa come un saprofita alla nostra curiosità per le contumelie di Casalino piuttosto che per le monellerie di un gattino ci costringe a una sgradita attesa, ecco che invece del solito contasecondi alla rovescia (“video disponibile tra xx ”), compare qualcosa di diverso, di inaspettato, di geniale, appunto: “Prenditi una pausa di xx secondi: te la meriti”.
Va detto: qui siamo ai limiti della cialtronata, qualcuno potrebbe pensare perfino si tratti di uno sberleffo, di una canzonatura diretta all’utente medio di Internet, impaziente di saltare da un nulla a un altro nulla per poi prendere il volo verso un altro nulla ancora. Ma è proprio per questo che la scritta, furbesca e ingannevole come tutto quanto la segue e la precede, brilla infine di naturale genialità. Se solo l’utente potesse ritrovare un poco di obiettività, se solo gli riuscisse di uscire per un secondo dal suo sistema neurologico sfinito dagli stimoli occasionali e opportunistici, potrebbe rendersi conto di quanto ha davvero bisogno di quei secondi di pausa: un’interruzione della follia, il grido della salute mentale che implora di essere ascoltata.
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