Quella cosa

Ieri passeggiavo spensierato come un Sassuolo sul prato di San Siro, quando mi ha raggiunto la notizia della strage nella sede del giornale satirico Charlie Hebdo, a Parigi. D'istinto, mi sono rivolto al telefonino e ho immediatamente ritwittato l'ultima vignetta del giornale in questione, dedicata al cosiddetto califfo dell'Isis. Questo, nonostante non comprendessi del tutto il significato della vignetta stessa (il mio rapporto con il francese purtroppo non è dei migliori) e, anzi, la sensazione fosse che, se l'avessi compreso, non sarei stato del tutto d'accordo. Ma tant'è: se qualcuno mette a tacere qualcun altro con la forza, è necessario - ripeto: necessario - che ognuno di noi si faccia all'istante portavoce di chi non può più parlare. Se un valore esiste in Occidente, è proprio questo. Il mio insignificante contributo intendeva ribadirlo.

Si potrebbe osservare che, per coerenza, dovrei ritwittare anche, chessò, un post razzista o un articolo antisemita pubblicato da un giornale nazista, se questo avesse subito un attacco. Può darsi. C'è però una differenza, e mi pare fondamentale: la rivista attaccata a Parigi faceva - e farà ancora, spero - della satira.

La satira è un'interpretazione tendenziosa della realtà in chiave umoristica. Ci invita a considerare presunte ipocrisie e presunti pregiudizi facendoli risaltare in una cornice volutamente grottesca. Chiunque la veda attaccare le proprie credenze può esserne infastidito ma non ha il diritto di dichiararsi offeso. La satira è un invito alla riflessione che, provocando, ci offre l'impagabile possibilità di vedere le cose da un altro punto di vista. Dichiarandosi per tale, e dunque alzandosi sopra il livello della comune, sussiegosa dialettica, la satira stimola la nostra umanità, a volte prendendola a calci. Tacitarla con le leggi, come a volte si è fatto, è un insulto alla ragione e al diritto; provarci con le armi, come inutilmente si è tentato ieri, è un'offesa allo spirito che muove l'uomo. Ovvero quella cosa che, umilmente, alcuni chiamano Dio.

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