Covavo il sospetto da tempo, ma non osavo parlare, né tantomeno scrivere, per timore di non sapermi esprimere con chiarezza sull'argomento. Per fortuna qualcuno ha provveduto ha pensare per me e a scrivere un articolo: "Come le e-mail sono diventate il mezzo di comunicazione più vituperato al mondo".
L'articolo contiene un excursus storico, un'analisi tecnica e un profilo psicologico: il tutto per spiegare come, con le e-mail, la maggior parte di noi ha un rapporto ambivalente. Da una parte non ne possiamo più di fare la cernita, ogni giorno a ogni ora, tra centinaia di messaggi inutili e tristemente stupidi. Dall'altra, consideriamo la mail un mezzo di comunicazione necessario, affidabile e comodo.
La stessa persona può trasformarsi, davanti alla casella della posta, in Jekill e Hyde: avvertiamo il messaggio che ci chiede una risposta, un intervento e un impegno come un'intollerabile imposizione; quando però siamo noi aver bisogno di qualcosa, continuiamo ad aggiornare nervosamente la cartella "inbox" irritati e increduli che non ci abbiamo immediatamente degnati di una risposta.
Ancora di più, la casella mail alimenta e distrugge, ogni giorno, una speranza: quella di trovare un messaggio importante e umanamente significativo in mezzo a tanta spazzatura virtuale. In altre parole, uno ambirebbe a ricevere uno dei messaggi composti da Federico Roncoroni per il suo romanzo "Un giorno, altrove" e invece si trova alle prese con un tale che, in modo niente affatto diplomatico, insiste per venderci una pomata per "appiattire la pancia".
Credo che dovremo rassegnarci: come il telefono, la mail è diventata uno strumento di comunicazione ampio e flessibile e per questa ragione non possiamo più farne a meno. Via mail si scambiano brevi testi per darsi appuntamento, oppure lunghe schermaglie amorose o, ancora, sciocche gare di spiritosaggini. Nelle caselle giacciono, in attesa, ridicole pretese, vili truffe, appelli disperati, lacrime, risate e dichiarazioni d'amore. Quello che siamo, lì dentro c'è. Continuiamo a scaricare, non abbiamo scelta.
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