Question time

Question time

L'atterraggio sul pianeta dei ragazzini, anche se previsto, non è comunque agevole. O, quantomeno, facilmente prevedibile. Cosa passa per le loro teste, resta un mistero. Anche per noi, che pure ragazzini lo siamo stati tutti. Ma, nel crescere, si vede che il cervello cambia – non credo in meglio – e dimentica i meccanismi ai quali era solito ricorrere in passato.
Nel giorni scorsi ho incontrato parecchi ragazzi delle scuole medie che hanno letto il libro da me scritto qualche tempo fa. In casi del genere, vengo sottoposto a un intenso fuoco di domande. Non sempre quelle che mi aspetterei. Ne riporto alcune.
“Nella banda di ragazzi del suo libro, perché ci ha messo anche una femmina?”
“Come mai non hanno pubblicato in copertina la sua fotografia?”
“Quante copie le mancano per fare un bestseller?”
“Per favore, nel prossimo libro potrebbe chiamare uno dei personaggi con il mio nome?”
“A che ora scrive?”
“Quando era piccolo faceva errori di ortografia?”
“Io il libro non l'ho ancora finito. Non sa per caso quando esce il film?”
“Che cosa ha detto sua moglie quando ha saputo che voleva scrivere un libro?”
“Perché nel suo libro non c'è il mare?”
“A quale squadra tiene?”
E infine la più tosta: “Gli adulti ci dicono di non puntare troppo in alto per non rimanere delusi. Lei che cosa ne pensa?”

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