Ecco un titolo interessante che mi è capitato di incontrare: “Tutto quello che credevi di sapere del Web è sbagliato”. Ho letto l'articolo e ho dovuto ammetterlo: ci sono cose del Web che pensavo di sapere e sono in effetti sbagliate.
Addirittura, mi sono convinto che le nostre errate percezioni sulla Rete rappresentano soltanto un dettaglio di una più vasta rifrazione che ci impedisce di vedere le cose per come realmente sono. Un'illusione proiettata dal nostro cervello che dipinge noi stessi e il mondo in uno stile niente affatto realistico. Il bello, o il brutto, è che noi sappiamo benissimo dell'esistenza del difetto di percezione, ci basta fare un poco di attenzione per riconoscerlo e correggerlo, ma, di solito, non siamo abbastanza padroni di noi stessi per compiere questo sforzo.
Le nostre errate convinzioni circa il Web aiutano a spiegare questa dicotomia perché in Rete i comportamenti degli utenti vengono scientificamente registrati ed è facile metterli a confronto con le nostre povere illusioni. Per esempio è stato stabilito che il tempo di attenzione media riservato a un testo web è di 15 secondi: nonostante ciò continuiamo a pubblicare articoli più lunghi - compreso questo, che prima o poi finirà in Rete - e soprattutto a pensare che ogni ’clic’ sulla pagina corrisponda a una completa lettura dell'articolo. Inoltre, facciamo finta di pensare che ogni pagina “condivisa” sui social sia stata effettivamente letta almeno da chi ha deciso di proporla agli altri. Non è così, e le analisi del traffico online lo provano senza ombra di dubbio. Ma lo sappiamo bene, senza bisogno di analisi, perché da ’lettori’ sul Web ci comportiamo più o meno tutti nella maniera frenetica, compulsiva e impaziente che descrivono i dati. Da ’autori’ (di testi scritti da noi o anche da altri ma che noi ’condividiamo’) ci piace invece pensare che tutti prendano il tempo di leggerci da cima a fondo. Cosa che non accade quasi mai, e dovreste ammetterlo anche voi, se solo stesse prestando ancora attenzione.
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