Ragione in fondo

Lo ammetto: ho perso il conto. Ma sfido chiunque a tenerlo in ordine, il maledetto conto, visto l’affastellarsi di episodi, giorno dopo giorno, ora dopo ora. I giornali fanno quello che possono ma hanno mezzi e pagine limitati: scrivono, intervistano, documentano e commentano a ciclo continuo. Un opinionista ha appena finito tre cartelle di editoriale per spiegare un caso, scodellare un’opinione e, non di rado, fornire un alibi intellettuale alla parte politica o ideologica cui si sente affine (e che lo paga) ed ecco arrivare in redazione un nuovo lancio di agenzia. A questo punto, il povero opinionista non può che alzare gli occhi al cielo e, con un sospiro, domandarsi: «Un altro?»

Un altro, sì. Un altro manager in manette. La faccenda del Monte Paschi di Siena sembrava già dell’altroieri, perché poi è arrivata Finmeccanica e dopo Finmeccanica è toccato ad Angelo Rizzoli e quindi al finanziere Proto; ma - attenzione! - s’ode uno squillo dalla Sardegna dove, nel frattempo, hanno messo in gattabuia il presidente del Cagliari Cellino. A questo punto uno ha quasi l’impressione che il Monte Paschi non fosse precisamente roba dell’altroieri, ma del secolo scorso, e invece un’altra notizia lo riporta da capo: fermato Gianluca Baldassarri, ex responsabile dell'area finanza della banca che «stava preparandosi a lasciare l'Italia».

Ditemi voi se da tutto questo mal di testa uno non ricava l’opinione che la classe dirigente italiana sia poco raccomandabile. Tutti questi manager in cella presto avranno loro il controllo delle carceri: metteranno i mafiosi in un angolo e intimoriranno i rapinatori. «Quello è un amministratore delegato» sussurreranno gli altri detenuti, «meglio girargli al largo». Possibile sia così? Sembrano veramente troppi questi arresti di dirigenti tanto che, alla fine, a qualcuno scapperà di dire che, magari, non sono loro che sbagliano, è che le tangenti e il malaffare sono una cosa normale, inevitabile. E noi ci chiederemo pure se in fondo non abbia ragione lui.

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