Come si fa a stabilire qual è il Paese più razzista del mondo? Ancora meglio e di più: come si fa a stilare una classifica mondiale del razzismo, a partire dal Paese più intollerante giù fino a quello del tutto indifferente alla genetica? Semplice, si va sul posto e si chiede: «Scusi, da queste parti siete razzisti?»
Sembra ridicolo ma è quello che ha fatto nel 2013 la World Values Survey, ottenendo un risultato che è stato preso in considerazione da molte testate influenti, tra cui il Washington Post, e che torna oggi d’attualità a causa di avvenimenti dolorosi i quali, lo sappiamo tutti, hanno per risultato, tra l’altro, quello di creare attrito tra culture e religioni diverse, ma anche tra “razze” - qualunque cosa si intenda con questo termine - differenti.
La mappa ha il merito di abbracciare il razzismo come un problema globale e non - come il senso di colpa occidentale a volte ci induce a credere - soltanto “nostro”. Per la verità, a giudicare dal sondaggio, i meno razzisti siamo proprio “noi” occidentali: in Oriente si fanno pochi problemi ad annunciare di non gradire la vicinanza degli “altri”.
La domanda, a dirla tutta, non era proprio «voi siete razzisti?» Piuttosto, è stato chiesto se era visto come un problema «vivere vicino» a persone di razze differenti. Europa, Nordamerica, Sudamerica e Australia hanno risposto, pressoché in blocco, di no; in Asia e Africa la situazione è diversa. La nazione più "infastidita" risulta essere l’India, dove circa il 40 per cento delle persone ammette di non gradire la prossimità con lo straniero.
Il problema, fanno notare alcuni analisti, potrebbe essere proprio nel verbo “ammettere”: in Occidente un diffuso tabù culturale avrebbe impedito a molti di rispondere sinceramente; altrove, l’ammissione ha potuto invece essere libera e spontanea. In conclusione, l’uomo è in alternativa razzista o bugiardo. Benvenuti sulla Terra.
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