Red carpet

Red carpet

Tra le espressioni che abbiamo consegnato alla lingua inglese brilla, per novità e attualità, «red carpet». Sarebbe a dire «tappeto rosso», ovvero la stuoia sulla quale, ai festival e alle mostre, i Vip svolazzano a un palmo dal suolo, girandosi e rigirandosi come in una danza per mostrare ai fotografi sfolgoranti protesi dentarie e fondoschiena ampiamente ristrutturati. Trattandosi di un’area riservata agli ospiti illustri, chiamarla «red carpet» anziché «tappeto rosso» già stabilisce una prima selezione. Chi non conosce le due paroline inglesi è escluso a priori: non si sale su un «red carpet» senza sapere che è un «red carpet», altrimenti chissà dove andremmo a finire.
Tuttavia, sapere che cosa è un «red carpet» non garantisce di potervi accedere, ci mancherebbe. Assicura però la possibilità di schierarsi alla periferia della striscia rossa, la zona riservata a chi svolge il ruolo - fondamentale e accessorio insieme - di far da cornice a quanti stanno sul «red carpet». Nulla vieta a costoro di sognare che un giorno, sul «red carpet», ci saranno proprio loro. Anzi, è bene che ne approfittino per desiderarlo a più non posso perché, semmai saliranno sul «red carpet», farà loro comodo ricordare, nelle rituali interviste, i tempi in cui desideravano salirci.
Queste, in conclusione, le regole sociali per un buon uso del «red carpet». Non rimane che ricordare la più importante: come per tutti i tappeti, evitare con cura di guardarci sotto.

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