Regine e pedoni

Ne abbiamo sentite tante sul conto della Casta e, per la verità, quasi tutte fondate. Accanto all’indignazione per gli sprechi della classe dirigente, nazionale o locale senza distinzioni, abbiamo visto germogliare l’ammirazione per la, vera o presunta, parsimonia alla quale si attengono parlamentari e consiglieri all’estero. «In Germania sì che non sprecano il denaro pubblico: i deputati mangiano bacche e pane secco tutto l’anno!» «In Olanda è anche peggio: i parlamentari versano un contributo di venti centesimi per ogni boccata di aria pubblica che aspirano». «Nulla in confronto al rigore dei politici finlandesi: una volta, un assessore che aveva mangiato una caramella risultata poi di proprietà del Tesoro, ha venduto se stesso come schiavo e offerto i figli al sacrificio del ragioniere capo».

Il tutto, ovviamente, per sottolineare il rigore degli stranieri, specie se nordici, e denunciare l’avidità e il fosco opportunismo di chi, da noi, occupa una carica pubblica. Tutto più o meno giusto se non fosse che, a essere onesti fino in fondo, anche all’estero la Casta, perdonate il gioco di parole, ha un costo.

In Inghilterra, per esempio, da secoli e secoli i contribuenti mantengono la monarchia. Un’istituzione rispettatissima ma non per questo a buon mercato. A guardar bene, anzi, una faccenda sempre più costosa. Le agenzie di stampa hanno annunciato in questi giorni che la regina Elisabetta ha appena ricevuto un "aumento" di quasi 6 milioni di euro per le spese necessarie a sostenere i suoi impegni ufficiali di sovrana. Con questo aumento, il "sovereign grant", il fondo del Regno, passa da 31 a 36 milioni di sterline: non proprio uno scherzo ma, a quanto si dice, i prezzi dell’ermellino di questi tempi sono folli. D’altra parte. mica si può chiedere alla regina di vestirsi da Marks & Spencer. Tanto più che è una regina, magari esosa, ma mai affamata quanto il nostro schieramento di pedoni.

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