Ri-buon Natale

Circa questa faccenda del Natale, mi sembra che si possa tutti essere d'accordo su un punto e non importa se siamo religiosi o no, cristiani o musulmani, di destra o di sinistra, juventini o romanisti (una volta si sarebbe detto milanisti o interisti ma oggi questa distinzione, più che un'opposta polarità, indica un comune stato di malinconica delusione). Il punto di cui sopra sarebbe questo: il Natale dimostra a tutti che ci vuol ben poco, in fondo, per prendere una pausa da noi stessi.

Siamo arrivati alla vigilia con i canini sguainati e gli occhi iniettati di sangue, ma son bastati due giorni di relax familiare, a stomaco impiombato e a palpebra morbida, per far scendere di giri la vorticosa quotidianità umana. In due giorni ci siamo resi conto, sia pur confusamente, che non è poi così necessario litigare nel traffico, malignare alle spalle dei colleghi, insultare chi non la pensa come noi e, in generale, infliggerci a vicenda quei piccoli e grandi tormenti di cui abusiamo tutto l'anno.

Qualcuno, da queste giornate in cui ha realizzato che è possibile vivere diversamente da come è abituato, avrà perfino impostato qualche buon proposito per l'anno a venire. Non che questo servirà a qualcosa - è scientificamente dimostrato che i buoni propositi non funzionano – ma almeno per qualche tempo, forse, proverà a vivere con rinnovata umanità.

Non so che morale trarre da queste considerazioni. Mi sembrerebbe puerile proporre una moltiplicazione del Natale in modo che il suo effetto benefico possa iniettarsi più frequentemente nelle nostre vite: presto cadremmo nell'assuefazione e ci saremmo giocati anche l'unico Natale buono che abbiamo. Come ho già detto, è del tutto inutile trasformare il 25 dicembre in una fonte di propositi che rimarranno incompiuti. Mi piacerebbe però rimanesse nelle nostre teste un'idea sola, anche se vaga e di nessuna utilità pratica; questa: se siamo come siamo non è per forza, ma per scelta, per ignavia, per debolezza. Non ci sono alibi, insomma: volendo, potremmo essere migliori.

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