Ridateci The Mooch

Vorrei inoltrare una vibrata protesta alla Casa Bianca ma ho paura, visti i tempi, che mi prendano sul serio. Ma in fondo, perché no? Dovrebbero bene prendermi seriamente perché la protesta, oltre che vibrata, è anche ragionevole: che motivo c’era infatti di allontanare quel povero Anthony Scaramucci dal suo posto di responsabile della comunicazione? Forse perché bastava guardarlo per riesumare antichi quanto spregevoli pregiudizi contro gli italo-americani? Forse perché tanto valeva assumere l’originale - Joe Pesci in “Goodfellas” - piuttosto che una tardiva copia? Forse per la sua sboccata telefonata a un redattore del New Yorker nel tentativo, piuttosto patetico in verità, di stanare una “talpa” della Casa Bianca?

Se queste vi sembrano buone ragioni forse vi sfugge il quadro generale. Viviamo in un mondo di caporali che si fingono generali.

Questo per dirla alla Totò. Volessimo scomodare Sciascia, dovremmo impostare un rapido conteggio: uomini zero, quaquaraquà infiniti. E allora, neppure un posticino per “The Mooch” (soprannome ufficiale) innocuo quanto un Chachi in Happy Days?

Niente da fare: Scaramucci ha dovuto riporre brillantina, mandolino e olio d’oliva in valigia perché il nuovo capo di gabinetto, John Kelly, vuol scegliere la sua nuova squadra. Che secondo indiscrezioni dovrebbe comprendere Rosco P. Coltrane, Scaramacai e Trudy Gambadilegno in quota rosa.

© RIPRODUZIONE RISERVATA