Privati quasi del tutto i mestieri del loro contenuto di essenzialità materiale, le professioni infine si riassumono in una: convincere il prossimo a consegnarci i suoi soldi.
Tra tutti gli enti, privati e pubblici, preposti a questa delicata operazione due spiccano per abilità e sopraffina tecnica: Equitalia e i casinò. Della prima ben sono conosciuti i sistemi, ruvidi se non proprio brutali, mentre dei secondi si sa poco. In apparenza, si potrebbe pensare che le case da gioco facciano leva sull’avidità umana, proponendo come statisticamente convenienti giochi d’azzardo in cui, come è ovvio, il rischio è praticamente tutto dalla parte dei giocatori. È vero, ma solo in parte: per attingere con maggiore efficacia al portafoglio del cliente, il casinò provvederà ad applicare alcune tecniche, più sottili, che,messe insieme, gli garantiranno il successo. Tra queste, ben nota è l’assenza di orologi: la coscienza del tempo che passa potrebbe richiamare il giocatore a impegni “esterni” al gioco e strapparlo alla trappola delle “chance”.
Una seconda tecnica, di recente svelata, prevede che i saloni da gioco vengano organizzati in modo che l’avventore, per raggiungere tavoli, slot-machine, eccetera, non debba mai compiere svolte a 90 gradi. A quanto pare, un percorso che prevedesse angoli retti avrebbe sul giocatore un effetto, come dire, morigerante. Lo sforzo di imporre a se stessi un brusco cambio di direzione potrebbe suggerire al cervello una deviazione altrettanto radicale: dal baccarat il nostro “pollo” potrebbe incominciare a pensare alla Tasi o all’affitto e pertanto decidere - oh, sciagura! - di tamponare l’emorragia di denaro. Un tracciato sinuoso e ininterrotto, invece, lo contiene e conserva nell’umore adatto al dissanguamento più totale.
Problemi dei giocatori incalliti, direte voi. Non ne sono tanto sicuro, dico io. È mia convinzione infatti che dalla vita di noi cittadini pensanti e consapevoli molti angoli siano già stati smussati e i giochi fatti. Come si dice? Rien ne va plus.
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