Riforme abbestia

Riforme abbestia

Tra i motivi più futili per stupirsi io, naturalmente, ho scelto il più futile di tutti. A mia discolpa, il fatto che è un motivo piuttosto vistoso. Tre lettere scritte in maiuscolo (WOW) e due, si dicono due, punti esclamativi (!!).

Lettere e segni di interpunzione sono comparsi ieri (ore 12,56) in un "tweet" lanciato dal senatore Mario Monti. Proprio lui, quello con l’anima in loden e le canottiera in tweed. Ovvio che io - e con me molti altri cui è capitato di intercettare il messaggio - abbia inarcato un sopracciglio o anche due. E poco importa che, tutto sommato, l’esclamazione fosse ben coordinata con l’occasione (il raggiungimento del centomillesimo "follower"): un "wow" detto da Monti equivale a un "bella zio" di Draghi o a un "che storia!" di Bernanke. È una cosa che si nota, come un congiuntivo intatto tra le labbra di Di Pietro.

Superato lo choc e la lieve ilarità provocata dall’immagine del compassato Monti alle prese con espressioni più adatte a Fonzie che a un ex commissario europeo, la riflessione ci spinge a considerare l’accaduto l’ennesima prova di come il media influenzi il linguaggio. In meno di 24 ore, tra venerdì e sabato, Monti è passato da "maieutico", raffinato aggettivo pronunciato nella trasmissione di Lilli Gruber su La7, a "wow!!".

Ci sarebbe di che preoccuparsi, non fosse che Monti - e chi lo assiste nella sua avventura digitale - si è semplicemente adattato al linguaggio suggerito, se non imposto, dalla Rete: sintetico, colorito, un po’ disarticolato, in grado di stare a galla nelle acque più basse del cervello.

In attesa della prossima uscita del Professore ("faremo riforme abbestia"?) lo inviteremmo a una precauzione: non incroci mai i linguaggi. Alla Montblanc ciò che le compete e a Twitter ciò che gli si confà. Chi ha provato a mescolare le parole, ci ha consegnato alla più imbarazzante delle commedie all’italiana.

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