Riforme

Riforme

Mi chiedo come sia vivere queste giornate in Corea del Nord. Non che desideri accertarmene di persona: la Corea del Nord è il paese più isolato del mondo, una nazione nella quale i cittadini, oltre a soffrire della più desolante povertà del corpo, languono nella miseria dello spirito, tenuti come sono a distanza da qualunque idea, nuova o vecchia che sia.

Eppure, in questi ultimi tempi qualcosa sta accadendo. Il leader supremo Kim Jong-Un ha annunciato una serie di riforme economiche. Pare non sia una mossa di facciata: lo dimostra il fatto che qualcuno, nella fattispecie il generale capo dell’Esercito, ha tentato di opporsi ed è stato prontamente silurato. Curioso è il fatto che i segnali di cambiamento sono percepiti molto più all’esterno che all’interno, nonostante l’impermeabilità quasi assoluta del confine nordcoreano. La gente comune, a Pyongyang, continua a condurre la sua triste esistenza, tirando a campare con lo stomaco vuoto sotto un cielo grigio scosso soltanto dagli slogan politici e dagli inni patriottici diffusi dagli altoparlanti.

D’altra parte, tutte le riforme sono prima teoriche che pratiche. Lo sanno bene gli stessi nordcoreani i quali, nelle scorse settimane, si sono sentiti dire che non è più vietato andare a mangiare nei McDonald’s. Senz’altro avrebbero voluto godere di questa inedita libertà non fosse che, in Corea del Nord, di McDonald’s non ce ne sono. Ma, forse, tra breve arriveranno. Anche la riforma economica, si spera, non sarà soltanto una mossa per rimuovere un generalone e finalmente la vita per i nordcoreani sarà diversa. Un giorno, addirittura, si sveglieranno e scopriranno di avere a che fare con qualcosa che si chiama "spread". E allora anche i loro problemi saranno diversi.

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