Riga due

Mentre camminate in città, tra la gente, vi scoprite a mantenere un atteggiamento ostile nei confronti del prossimo? Fate la faccia dura? Il vostro sguardo ucciderebbe le mosche? Di tanto in tanto indulgete in violente fantasticherie su come sbarazzarvi di chi vi circonda, ovvero di vi pesta un piede sul bus o, in Posta, è in coda davanti a voi?

Se vi riconoscete in questo ritratto, siete vittime della Sindrome di Aggressività Pedonale che, peraltro, si può misurare con la “Bilancia della Sindrome di Aggressività Pedonale” studiata dallo psicologo Leon James dell’Università delle Hawaii.

La Sindrome di Aggressività Pedonale non è che un aspetto della crescente intolleranza alla lentezza che sta pervadendo le popolazioni urbane, e non solo quelle. Dell’aumento di tale intolleranza ci sono riscontri tanto precisi quanto allarmanti. Sapete quanto a lungo eravamo disposti ad aspettare, nel 2006, prima che una pagina web si scaricasse sul nostro computer? In media, quattro secondi. Nel 2009 la pazienza era dimezzata (ovvero, l’impazienza raddoppiata): due secondi. Nel 2015 siamo al quarto di secondo, dopodiché il nervosismo comincia a bussare. In altre parole: o l’azione è istantanea o ci irrita per la sua lentezza.

Il “vivere veloce” è diventato un’esigenza impellente. Secondo gli esperti dell’evoluzione, l’impazienza è un nostro tratto caratteristico: nel passato ci impediva di indulgere troppo a lungo in attività scarsamente produttive, come coltivare un campo poco fertile, pescare in un lago non abbastanza popolato, leggere Daria Bignardi. Secondo questa teoria, siamo stati sempre impazienti e sempre lo saremo: accelerare i ritmi delle nostre vite, non farà altro che accorciare la miccia dell’insofferenza. Essa ci precede, annusa nuove strade, scarta possibilità e, in generale, ci fa vivere rovinandoci la vita. Mi piacerebbe rifletteste su questo amaro paradosso ma, ti saluto!, molto probabilmente vi avrò perso a riga due.

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