Risposta sbagliata

Un uomo con la testa rasata? Dev’essere per forza «alto, autoritario, forte». Una donna con molti tatuaggi? «Facile, nel senso di sessualmente disinvolta. E probabilmente sbevazzona».Se invece presenta, sul volto o altrove, una discreta ferramenta di piercing sarà senz’altro «poco intelligente». Tutto ciò, però, arretra di fronte alle scarpe: è da esse che si ottengono le indicazioni più incisive. Scarpe comode, di poche pretese ma ben tenute, appartengono di sicuro a individui gradevoli e cordiali. Chi esibisce scarpe a punta è probabile sia, sotto sotto, maligno e aggressivo. Se però la scarpa è nuova, o lucidata allo spasimo, allora il personaggio sarà ansioso e insicuro.

Non sempre si ha il tempo di esaminare il prossimo a partire dalle estremità. Ci sono allora altri sistemi per giudicarlo. Lo sguardo, per esempio: chi ti fissa dritto negli occhi avrà senz’altro un’intelligenza superiore. Se poi chiacchiera alla velocità della luce, allora deve essere un genio. Al contrario, chi rallenta sulle parole, guadagna tempo e, tra un concetto e l’altro, infila cuscinetti vocali come “uh”, “ah” ed “ehm” bisogna prenderlo con le molle: come minimo è un incompetente e un inetto.

Gli esempi qui citati sono tutti estratti da studi psicologici che si concentrano non su come le persone sono ma su come vengono percepite. Studi, in altre parole, dedicati alla “prima impressione” che lasciamo sul prossimo e ai dettagli che, in base a criteri del tutto aleatori, la plasmano nelle nostre menti. Incontrare una persona nuova equivale a mettere in moto una complicata - ma forse la parola giusta è contorta - macchina del (pre)giudizio: capelli, tatuaggi, sguardo, piercing, scarpe e velocità della favella. In pochi secondi il giudizio è formato e, spesso, destinato a rimanere negli anni. Bisogna solo stare attenti a non commettere errori. L’altro giorno ho incontrato una donna tatuata che, alla velocità della luce, mi ha chiesto di uscire con lei. Sapete che cosa le ho risposto: «Uh?»

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