Ci avete fatto caso? Lasciate un gruppo di scienziati da soli per cinque minuti ed escogiteranno qualcosa di nuovo, di imprevedibile. Curiosamente, con la politica accade il contrario: mettete quattro assessori, un ministro e due consiglieri in una stanza e ne usciranno con qualcosa di scontato e deludente.
Gli scienziati, no. Adesso, per esempio, annunciano di aver scoperto una sostanza più dura del diamante. Non si tratta della faccia tosta di Renzi o della calotta cranica di Salvini. La nuova sostanza si chiama Q-carbon ed è una terza forma “evoluta” di carbonio, dopo quelle ben conosciute di grafite e diamante. Ed è proprio quest'ultimo che si vede rimpiazzato nella scala della durezza: il Q-carbon è più duro del diamante e arriva a proporsi quale alternativa a una delle parti nell'epico scontro natalizio tra il torrone e la dentiera del nonno. Il nuovo materiale è talmente più duro del diamante che il diamante stesso è un suo prodotto di scarto. Gli scopritori del metodo di sintesi del Q-carbon dicono che sono in grado di produrre un carato di diamanti in appena 15 minuti. Un carato equivale a 200 milligrammi.
Le applicazioni del Q-carbon si annunciano numerose, dalla medicina all'ingegneria, ma questa faccenda della produzione rapida dei diamanti sembra promettere conseguenze anche più clamorose. In teoria, sarà possibile fabbricare in garage un diamante per la fidanzata, uno per la futura suocera e una carriolata di gemme da mettere in banca. Ovviamente, con le famiglie impiegate a produrre diamanti con lo zelo con cui, in estate, si imbottiglia la salsa di pomodoro, il mercato dei preziosi subirà un crollo. Dovremo allora ingegnarci a produrre monili con qualcosa che sia esclusivamente naturale, o umano, e non riproducibile artificialmente. Magari incominceremo ad andare in giro con appese al collo le poesie di Leopardi o un ciuffo di foglie d'acero raccolte in autunno. Non è poi male, come prospettiva. Oltretutto, Audrey Hepburn potrà finalmente permettersi un'abbondante colazione da Tiffany.
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