Rivoluzione

Rivoluzione

In termini presidenziali, il suo è stato l’equivalente di un urlo scomposto. Nel senso che da Giorgio Napolitano ci aspettiamo sempre interventi temperati da prudenza ed equilibrio mentre questa volta ha ceduto a un’esclamazione netta, acuta, come se qualcuno prima di colazione gli avesse fatto fuori l’ultima sfogliatella rimasta sul buffet.

«Auspico - ha detto ieri il presidente della Repubblica - che in Parlamento si possa affrontare anche la questione della cittadinanza ai bambini nati in Italia da immigrati. Negare questa aspirazione ai bambini è un’autentica follia, un’assurdità».

Parole come "follia" e "assurdità" pronunciate dal supremo arbitro istituzionale non possono essere ignorate. Soprattutto perché, si sia d’accordo o meno con Napolitano, sono riferite a un tema che, a pensarci bene, è molto più importante e decisivo per il futuro dell’Italia di tutta l’isteria finanziaria delle ultime settimane, di tutti gli spread e di tutti i Btp messi insieme.

Si tratta infatti di decidere in quale Italia vivranno le prossime generazioni. Sarà un’Italia di cittadini prima di tutto italiani e poi, se il caso, di origine nigeriana, marocchina, albanese, ucraina e filippina, oppure sarà un’Italia ospitante - magari perfino ospitale - rispetto a persone che rimarranno straniere, ovvero nigeriane, marocchine, albanesi e filippine? La scelta, quale che sia, definirà il quadro dell’unica grande rivoluzione sociale rimasta oggi verosimile.

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