Rührung!

Rührung!

Non tutte le ricerche vanno a buon fine. È il gioco della scienza, il rischio insito nell’esplorazione del Creato: può concederci grandi rivelazioni, e di conseguenza grandi onori, oppure rimanere glacialmente indifferente ai nostri sforzi.
È questo il destino toccato ai ricercatori Mathias Benedek e Christian Kaernbach i quali hanno recentemente tentato di sondare il mistero della "pelle d’oca". «Perché abbiamo la pelle d’oca?» si sono chiesti. «In quali condizioni si manifesta? Come facciamo a tirar sera?» Date queste premesse, i due hanno avviato un complesso esperimento, forti anche del fatto che, prima d’ora, nessuno aveva pensato di dedicarsi al curioso fenomeno epidermico con altrettanta energia. «Questo - hanno spiegato - per mancanza di tecnologia». Ora, invece, grazie a un aggeggio metà videocamera e metà computer, la pelle d’oca è stata analizzata approfonditamente. A 50 volontari sono stati proposti brani musicali (tra cui «My Heart Will Go On» di Celine Dion e «Only Time» di Enya) e spezzoni di film (tra cui «Armageddon» e Braveheart») ritenuti ad alta induzione di pelle d’oca. I risultati? Poca roba. La pelle d’oca viene più alle donne che agli uomini e ha a che fare con l’eccitazione sessuale ma non si capisce bene come.
«In conclusione - azzardano Benedek e Kaernbach - la pelle d’oca riflette uno stato emotivo particolare, un misto di gioia e paura per il quale inglese, francese e italiano non hanno una parola, mentre il tedesco ne ha due: "Rührung" e "Ergriffenheit"». Il che, per qualche oscura ragione, la pelle d’oca la fa venire a me.

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