Salita e discesa

Salita e discesa

Un giorno, quando tutto sarà finito - e con "tutto" intendo la vita come la conosciamo, fatta di grandezze e bassezze, di mercoledì da leoni e di sabati mattina a tagliare il prato - un giorno, dicevo, ci ritroveremo tutti insieme, miliardi e miliardi di individui che nei secoli dei secoli sono passati su questa Terra e ci racconteremo un po’ come è andata.
Difficile prevedere che cosa ne verrà fuori ma senz’altro ne sentiremo delle belle. Chissà? Forse scopriremo che le grandi fratture dell’umanità, quelle che hanno innescato conflitti, seminato odii e coltivato guerre, erano in fondo roba da poco, malintesi più che altro.

Prendiamo uno studio pubblicato non molto tempo fa dall’Università di Boston. I ricercatori sono riusciti a dimostrare l’esistenza di un pregiudizio tra Nord e Sud. Bella scoperta, direte voi. Bella scoperta, confermo io. E però i ricercatori vanno più a fondo della scontata diffidenza tra vichinghi e mediterranei, tra alpigiani e rivieraschi, tra mangiapolenta e mangiaspaghetti e, perdonate, tra lumbard e meridionali. Il pregiudizio, sostengono, è talmente radicato da oltrepassare il concetto di persona e diventare geografico.

Con l’aiuto di alcuni volontari, gli scienziati hanno dimostrato che si pensa al Nord come a un posto in salita, impervio, duro e faticoso. Al contrario, il Sud è sempre visto in discesa, al massimo piacevolmente ondulato, accogliente e riposante. Al punto che, invitati a raggiungere una città B partendo da una città A e offerta loro la scelta di una «strada a Nord» e di una «a Sud», quasi tutti hanno scelto la seconda opzione, ritenendola pregiudizialmente meno impegnativa. La sfida più ardua, dunque, è far capire all’umanità come valli e montagne ci sono dappertutto e che una salita, in fondo, altro non è che una discesa vista al contrario. E un vichingo, visto dall’Australia, assomiglia a un terun.

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