Sarebbe

Sarebbe

Questo è il momento in cui sarebbe non bello, ma utile, sapere che avremo un'indagine, un processo, una sentenza e una pena. Sarebbe non bello, ma civile, consegnare alla famiglia di chi è morto una certezza. Poter dire: «Ci dispiace tanto per vostra figlia. Non possiamo riportarla in vita ma abbiamo accertato l'identità delle persone che l'hanno uccisa. Non uccideranno più, questo è sicuro».

Sarebbe non bello, ma edificante, che questa storia potesse venir scritta, istante per istante, dall'inizio alla fine, senza speculazioni, giochi di potere, reality show mentali, complotterie, patologici tentativi di puntellare, tramite dietrologie di comodo, gli eterni, noti pregiudizi. Sarebbe non bello, ma necessario, sapere che i fiori, la solidarietà, i messaggi su Facebook, i cortei, i discorsi, le canzoni, queste stesse parole, restassero più a lungo del solito, prendessero forma concreta, riuscissero a fare una differenza, anche piccola.

Sarebbe non bello, ma dignitoso, sapere che viviamo in un paese dalla memoria costante, non addomesticata ma neppure grottesca, capace di rispetto, di equilibrio e di condivisione: proprio quello che serve a non ritrovarsi, sempre e per sempre, prigionieri degli stessi errori. Sarebbe non bello, ma molto salubre, guardarci in faccia, e parlarci, senza maschere furbesche, da false vittime, da narcisi ribelli, da oracoli senza uso di responsabilità.

Sarebbe non bello, ma significativo, avere infine una Nazione: non per far garrire bandiere, non per sentir sbattere i tacchi ed echeggiare nei cortili il vociare della orrenda retorica, ma per considerarci parte di un qualcosa che regga agli urti del dolore, conferisca dignità alle relazioni umane e definisca, senza barriere ma, anzi, con partecipazione, la nostra cultura rispetto alle altre. Sarebbe non bello, ma indispensabile. Sarebbe.

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