Sassolini nelle scarpe

Sassolini nelle scarpe

È ben vero che in un momento in cui le navi affondano, il Paese viene declassato, la gente perde lavoro e risparmi, lagnarsi per due sassolini suona come un insulto all’intelligenza. A nostra discolpa, potremmo dire che non si tratta di sassolini qualunque, ma di pietre del Colosseo, altrimenti detto Anfiteatro Flavio, e che non sono le prime a cadere, scalzate con altre da una disgregazione dovuta per prima cosa al tempo e, in via secondaria ma non trascurabile, all’umana indifferenza, altrimenti detta ignoranza.

Insomma, ecco altre due pietre del Colosseo perdute e subito circondate dal teatrino: quattro transenne, un vigile urbano, la visita del sindaco, il lamento del Sovrintendente e,  last but not least, un polemicozzo all’amatriciana lanciato da Storace sulla sua pagina "ufficiale" di Facebook. Il fatto è che i sassi del Colosseo si staccano sì dalla Storia, ma ricadono nell’attualità e lì incominciano i problemi.

Perché ci sarebbe, è vero, un progetto di restauro dell’Anfiteatro, ma c’è anche l’indagine della magistratura sulla sponsorizzazione dei lavori da parte di un’azienda che fa scarpe e intanto che si indaga e si discute nulla è dato riparare, solo attendere che la giustizia, la politica e la burocrazia facciano ognuna il loro schizofrenico corso. Questo preoccupa perché, se è vero che l’Italia riuscirà a farcela, che la crisi finirà e che un poco di benessere tornerà a circolare, è vero anche che, un giorno, qualcuno dirà della Penisola: «Vedete lì? Una volta c’era una cultura, adesso c’è un’economia».

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