Sciopero romano

In coda all’ingresso del Colosseo, poco meno di duemila anni fa.

«Guarda quanta gente!»

«Ti credo: è la giornata inaugurale».

«Sicuro che abbiamo i biglietti giusti?»

«Altroché! Li ho prenotati mesi fa su TicketUnum.spqr».

«Hai il programma?»

«Eccolo: spettacoli con animali al mattino, esecuzione di criminali a mezzogiorno, pranzo al sacco, combattimenti di gladiatori nel primo pomeriggio. A seguire, ricostruzioni di famose battaglie e selezioni di X-Factor».

«Che impressione!»

«I combattimenti tra gladiatori?»

«No, le selezioni di X-Factor. Horresco referens. Mio cugino Cinna l’anno scorso ha visto le semifinali: adesso non regge più il sapore del garum e se gli capita di dire “Lucullo” poi ride per mezz’ora ».

«Per Castore! Penso proprio che dopo i gladiatori me ne andrò a casa. Sbudellamenti, nessun problema; stonature, no grazie».

«Ma perché non si va avanti?»

«Come dici?»

«La fila, intendo. Saranno dieci minuti che non ci si muove».

«Hai ragione, per Ercole. Chiediamo lumi a quel milite laggiù». Al milite: «Ditemi, eroico soldato: sapete per caso perché la fila non procede? Ormai non manca molto all’inizio dei giochi...»

«Sciopero degli addetti. E assemblea, pure».

«Ma li mortacci loro!»

«Perdonami se te lo dico: l’espressione da te usata appartiene alla parlata romanesca che trae origine dal toscano: arriverà in città solo nel Quattrocento, o giù di lì».

«Va bene, scusa. Ma ti pare bello? Uno sciopero! E il governo, che fa? E Tito cosa dice?»

«L’imperatore è impegnato a riformare il Senato».

«Te pareva. Speriamo solo non ci mandi un ministro del Pd».

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