Secchione a chi?

Secchione a chi?

Nella sua prima uscita pubblica, il sottosegretario al Lavoro Michel Martone ha dichiarato: «Dobbiamo dire ai nostri giovani che se non sei ancora laureato a 28 anni sei uno sfigato e che essere secchioni è bello».

Ci sia concessa qualche considerazione. La prima è che ora ci attendiamo molto dalla seconda uscita pubblica del viceministro; la seconda, più che altro, è un dubbio: parla così, Martone, perché ci crede, oppure perché, da ex secchione tormentato dai compagni di scuola, oggi che è diventato sottosegretario (mica scherzi!), vuol prendersi una bella rivincita?

Crediamo che la dichiarazione sia frutto di entrambe le cose: il desiderio che i giovani si facciano un’educazione migliore e l’irresistibile tentazione di far vedere al bullo che gli rubava la merenda quanto è diventato importante quell’imbranato di Michel.

C’è un problema, tuttavia: non è affatto vero che «secchione è bello». Studiare è bello, imparare cose è bello, saperle, le cose, è ancora più bello: ma per quanto riguarda "secchione", il sottosegretario si rassegni: la parola è morta, per sempre consegnata a un destino di termine negativo, malaticcio e, come direbbe Martone stesso, «sfigato». In più c’è il fatto che "secchione è bello" è uno slogan e con i ragazzi quasi mai gli slogan pensati dagli adulti, peggio se viceministri, hanno una qualche efficacia. Eccone invece uno che potrebbe essere utile a Martone: «Chi governa fa cose, non slogan».

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