Segnalibri

Quando decido di sostituire il computer con un modello più nuovo mi ritrovo sempre con un’ombra di colpa a guastare il fulgore della novità: è perché sento di cedere a una necessità di rinnovamento non tanto mia quanto di chi produce i computer. Ma c’è poco da fare: una volta invitato al ballo dei gigabytes, tocca ballare. Per fortuna, l’operazione ha un aspetto positivo: un computer nuovo, con un software intatto e una memoria pressoché vuota, rappresenta un’occasione per ripartire da zero, se non nella realtà fisica, almeno in quella virtuale.
Prendiamo i "segnalibri", quegli indirizzi Internet messi in memoria a uso frequente o futuro, qualche volta utili, più spesso frutto di un capriccio, di un interesse momentaneo, di una promessa d’approfondimento quasi sempre non mantenuta. La mia lista dei "segnalibri" è diventata, negli ultimi tempi, sterminata. La scorro sgomento: quando mai, nella mia testa, si è impiantato un interesse per il sito che, cliccando su un versetto della Bibbia, vi trasporta via satellite sul punto dove si svolse la storica azione? Ancora: perché, un certo giorno a una certa ora, mi parve indispensabile frequentare un sito che, a un clic di mouse, trasforma il monitor in una tela di Jackson Pollock? Sono davvero io, infine, quello che, chissà quando, manifestò entusiasmo per il Campionato mondiale di Barbe & Baffi?
Meglio eliminare, cancellare, ricominciare. Potessi farlo con la memoria vera, e non solo con quella informatica, al riavvio installerei soltanto quel programmino che trasforma lo schermo in un colorato e innocuo acquario.

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