Selfie planetario

Tante sono le ragioni per commuoversi: un bel tramonto, il sorriso di un bimbo, la parmigiana di melanzane e un gol di Messi. Anche l’amore emoziona, si capisce, e la musica, certo. L’arte tutta, a dire il vero, rimescola l’anima. Ognuno, poi, ha il suo personale serbatoio di sentimenti intensi e felici: può esaltarsi nel leggere Rimbaud o per un nuovo libro di Stephen King, per l’ultimo album di Katy Perry e per una gita a Gardaland o, nel ribadire che “De gustibus non est disputandum”, perfino per i tweet di Maurizio Gasparri. A tutto questo bisogna aggiungere, e non da oggi, la scienza.

Facciamo un esempio concreto. Basta collegarsi a Internet e far rotta sull’indirizzo

pluto.jhuapl.edu. Sarà come trovarsi al quadro di comando di New Horizons, la sonda della Nasa partita, come registra il contatore di bordo, 3458 giorni fa, ovvero il 19 gennaio 2006 (San Mario: coincidenza?) per un viaggio senza ritorno fino alla Fascia di Kuiper, regione del Sistema solare composta da corpi minori, e oltre. Val la pena collegarsi perché tra pochi giorni, tre per la precisione, New Horizons giungerà alla distanza minima da Plutone e promette di inviare sulla Terra, a quasi 6 miliardi di chilometri di distanza, immagini mai viste.

A parte i “contatori” che registrano il tempo trascorso dal decollo e aggiornano quello mancante all’avvicinamento, la schermata di pluto.jhuapl.edu è per adesso piuttosto statica. Nonostante ciò, riesce a trasmettere una sottile e perfino tremenda emozione. Nove miliardi sono un sacco di chilometri, neanche i venditori del Folletto ne percorrono tanti in un anno: soprattutto, le immagini che arrivano oggi sulla Terra mostrano luci, forme, ombre e riflessi che nient’altro sono se non un premio alla nostra voglia di conoscere, esplorare, vedere. Le spinte, cioè, che ci rendono meno inutili e tristi. E poi pensate all’emozione che proveremo quando, arrivato a due passi da Puto, New Horizons si volterà e, come faremmo tutti, si scatterà un bel selfie con Plutone.

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