Prima di sera, sapremo dunque se l’avventura dell’Italia ai mondiali di calcio 2014 è destinata a proseguire o se, invece, finirà qui. Si gioca la partita decisiva con l’Uruguay, al termine della quale gli azzurri saranno o agli ottavi di finale o al check-in dell’aeroporto per tornare a casa. Capirete bene come, a seconda dell’esito, le cose per noi tutti cambieranno molto.
Nel caso sfortunatissimo in cui l’Italia dovesse essere eliminata, sarà difficile fare slalom tra i canali televisivi senza imbattersi in un bel dibattito sul «fallimento» azzurro. Con indignazione degna di miglior causa, gli esperti del calcio e i meno esperti del calcio si concederanno a un bagno purificatore che rimuova gli ultimi residui di prandellismo per poi buttarsi in un crescendo wagneriano di propositi rifondatori. Tutto, secondo loro, dovrà essere buttato a mare, tutto dovrà essere rimesso in discussione. Esiliato l’allenatore all’isola del Giglio (luogo appropriato per i relitti), banditi dai campi di gioco gli elementi da lui convocati, si procederà a una teorica ricostruzione del calcio italiano su basi radicali e giacobine: chiunque abbia stretto la mano a Prandelli, perfino in occasione di un battesimo o una cresima, non potrà essere preso in considerazione per la Futura Squadra.
Al contrario, se l’Italia - come speriamo - avrà «passato il turno», sarà difficile fare slalom tra i canali televisivi senza imbattersi in un bel dibattito televisivo sul «trionfo» della nazionale azzurra. Con fervore degno di miglior causa, gli esperti del calcio e i meno esperti del calcio si concederanno a un bagno purificatore che elimini i residui di anti-prandellismo per poi buttarsi in una predicazione mistica nella quale si ribadiranno concetti come «mai cullarsi sugli allori», «rivedere il modulo», «rinforzare il centrocampo» e verrà infine teorizzato il concetto immortale di «staffetta».
Come si vede, a seconda del risultato di Italia-Uruguay tutto cambierà. Saremo noi a rimanere gli stessi.
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