«Un successone questo Marini. Era meglio se candidavano Schettino». Ho messo questo "post" l’altra sera su Facebook e ho avuto il mio bel riscontro in termini di "mi piace". Niente di eccezionale, restiamo intesi: non come quando Vasco Rossi annuncia ai fans di aver appena fatto i gargarismi. Però, ribadisco, un buon riscontro: diciamo come se Sandro Giacobbe, e non Vasco, avesse fatto i gargarismi. Il mio post, in realtà, esprimeva con una battuta lo stupore per aver assistito a uno spettacolo che, per quanto non inedito, per me è ancora sorprendente: il manifestarsi in diretta di un’emozione collettiva, ovvero il formarsi, quasi all’unisono, di un’opinione condivisa nel bozzolo di un sentimento.
L’istantanea corrente di ripugnanza - chiedo scusa per la parola poco rispettosa, ma non ne trovo una più adatta - che si è formata in tanti utenti di Facebook per la candidatura di Franco Marini a capo dello Stato mi ha impressionato: attraverso il computer sembrava possibile cogliere con oggettiva concretezza il preciso sentimento del Paese, o almeno quello di quanti guardavano al Pd con la speranza che da quella parte potesse arrivare un segnale di rinnovamento e, nel contempo, di risoluzione del pastrocchio istituzionale in corso. Lo sottolineo: era una tentazione, niente di più, perché subito la ragione obiettava che, no, non si può pretendere di capire un Paese basandosi su quattro schermate di Facebook.
Eppure a queste tentazioni dovremo farci l’abitudine e comunque dovremo cercare di capirle di più, dovremo imparare a interpretarle e a valorizzarle perché questi "sentimenti istantanei" fioriscono e fioriranno su tutto: per le candidature al Quirinale, per la finale di Masterchef e per la formazione dell’Italia contro il Brasile. Senza mettere Facebook, Twitter o l’intero web su un altare, bisognerà comunque incominciare a interpretarne i segnali. Dunque, Marini al Quirinale non è piaciuto. E per Masterchef?
L’istantanea corrente di ripugnanza - chiedo scusa per la parola poco rispettosa, ma non ne trovo una più adatta - che si è formata in tanti utenti di Facebook per la candidatura di Franco Marini a capo dello Stato mi ha impressionato: attraverso il computer sembrava possibile cogliere con oggettiva concretezza il preciso sentimento del Paese, o almeno quello di quanti guardavano al Pd con la speranza che da quella parte potesse arrivare un segnale di rinnovamento e, nel contempo, di risoluzione del pastrocchio istituzionale in corso. Lo sottolineo: era una tentazione, niente di più, perché subito la ragione obiettava che, no, non si può pretendere di capire un Paese basandosi su quattro schermate di Facebook.
Eppure a queste tentazioni dovremo farci l’abitudine e comunque dovremo cercare di capirle di più, dovremo imparare a interpretarle e a valorizzarle perché questi "sentimenti istantanei" fioriscono e fioriranno su tutto: per le candidature al Quirinale, per la finale di Masterchef e per la formazione dell’Italia contro il Brasile. Senza mettere Facebook, Twitter o l’intero web su un altare, bisognerà comunque incominciare a interpretarne i segnali. Dunque, Marini al Quirinale non è piaciuto. E per Masterchef?
© RIPRODUZIONE RISERVATA