Senza contorno

Senza contorno

Per completare questa rubrica, occorrono tra le 1.450 e le 1.500 battute. In pratica, dieci volte tanto il limite massimo concesso da Twitter per ogni singolo messaggio. Ecco spiegato il motivo per cui il sottoscritto ha spesso tempo e spazio di affermare qualcosa e poi di negarla, di annunciare una convinzione e poi di metterla in dubbio.

Non altrettanto può fare chi affida i suoi pensieri al dilagante mondo di Twitter: 140 battute, poi si passa ad altro. Di conseguenza, gli autori dei "tweet" sembrano tanti soldatini dalle convinzioni inossidabili, aruspici vagamente autoritari, molto sicuri di se stessi. Il bello è che, impilate una sopra l’altra, queste succinte certezze offrono della comunicazione globale un ritratto non di rado buffo. Ecco imporsi l’economista: «Grecia salva. Ora Germania più morbida». Subito sotto uno chef dice la sua: «Jamon serrano meglio del Parma». Ritorna il primo: «Spread sotto controllo. Sotto con le riforme fiscali. Strasburgo non freni». Il secondo rilancia: «Fichi poco adatti. Assolutamente sì alle melanzane». Ma ecco irrompere lo sportivo: «Emanuelson a centrocampo è come Sergio Endrigo al carnevale di Rio. Fuori adesso!». L’economista si irrita: «Il Portogallo stia calmo». Il gastronomo è lapidario: «No alle pere cotte!»

E pensare che quella del "tweet", ovvero delle parole elargite con misura, è arte antica. Pensate: «Veni vidi vici», 14 battute rimaste nei secoli. Forse perché trasmesse senza contorno di melanzane.

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