Ricky Gervais, autore e umorista che, a volte, è difficile seguire per il grado di provocazione e verità che conferisce al e sue battute, ha “postato” su Facebook una frasetta che desidero sottoporvi (nella mia improvvisata traduzione):
«La cosa più irritante di razzisti, omofobi e sessisti è che sono sempre troppo stupidi per comprendere quali m... sono».
La frase contiene elementi di verità su più livelli. Il primo, ovvio, è che per abbracciare con convinzione cause che comprendano il razzismo, l’omofobia e il sessismo è molto utile, se non addirittura necessario, essere stupidi. L’intelligenza, anche in forma embrionale, introduce multiple angolazioni dalle quali inquadrare una certa questione. Concepire diverse angolazioni comporta l’impegno a effettuare una scelta tra esse e la scelta, a sua volta, introduce il dubbio. Non si può odiare qualcuno - razzismo, omofobia e sessismo sono forme di odio - se si dubita della propria posizione: l’odio implica solo certezze.
Il secondo livello, più sottile, non riguarda razzisti, omofobi e sessisti in particolare quanto chi, come Gervais, vorrebbe vederli rendersi conto dell’assurdità delle loro idee ma lo spettacolo di questa rivelazione gli è precluso dalla stupidità dei medesimi. A che cosa vale, infatti, possedere buone qualità come il non essere razzisti, omofobi e sessisti se è impossibile godere della conversione altrui alla nostra posizione? Quanto sarebbe bello, suggerisce Gervais, assistere alla metamorfosi del razzista che, di colpo, comprende l’ottusità della sua convinzione: il volto crolla sotto l’impeto della verità, gli angoli delle labbra si piegano in una smorfia di consapevole disgusto per se stesso, gli occhi si velano alla rivelazione dell’errore fino a quel giorno coltivato.
Ma è impossibile, come detto: bisogna essere tolleranti senza aspettarsi in cambio la comprensione di chi non lo è. Essere giusti senza premio è qualcosa che un tempo si chiamava virtù.
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