Senza spazio

Senza spazio

So bene che abbiamo problemi molto più seri di quello che sto per sottoporvi, però tutti noi abbiamo le nostre leggerezze, i nostri vuoti e i nostri pieni per così dire, e si dà il caso che i miei vuoti siano particolarmente vuoti.
Tra l’altro, il problema di cui sopra non sapevo nemmeno fosse un problema fino a quando non mi sono imbattuto in una notizia che annunciava, per oggi, lo svolgimento di una manifestazione chiamata "Ivreachecorre" o, come puntualizza la Sentinella del Canavese, "Ivreachecorre 2.0". Mi sono chiesto: a quale bisogno risponde questa necessità, o forse soltanto voga, di incollare oneste parole l’una all’altra per ottenere un qualcosa che mescoli il significato dell’una nell’altra e, in ultima analisi, per dare vita a qualcosa che consenta, con un’unica emissione della gola, con una singola cavazione della lingua, di creare un concetto solo apparentemente nuovo, che in realtà potrebbe venir espresso alla perfezione con il tradizionale sistema di allineare vocaboli nel giusto ordine, rispettandone, con un singolo, economico e pulito spazio, la doverosa indipendenza?
Innanzitutto, credo si voglia scimmiottare la lingua di Internet che negli indirizzi dei siti rifiuta la presenza degli spazi. Internet, va da sé, è la lingua del presente, del futuro anzi, e dunque anche una manifestazione podistica come "Ivreachecorre" ci guadagna qualcosa ad associarsi a essa, come se i muscoli delle cosce potessero beneficiare dell’ultimo software, come se i polmoni potessero aumentare di capacità scaricando l’ultimo aggiornamento.
In realtà, ogni epoca ha la sua lingua e ciò che una volta era noto come Grande Esposizione Universale oggi passa per "Expo": più secco, semplice, veloce. Soprattutto, senza spazi, perché di spazio, ormai si è capito, non ce n’è più per nessuno.

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