Tutto incominciò con un cd e una carta di credito. E un bel po’ di sfiducia. Non tanto per timore che qualcuno potesse truffarci. Piuttosto perché pareva impossibile, o almeno improbabile, che con qualche clic si potesse sistemare la pratica: ovvero ordinare, pagare e, in seguito, ricevere a casa il dischetto desiderato. Invece, l’operazione funzionava: dalla carta di credito veniva prelevato l’importo richiesto, non un centesimo di più e, tempo qualche settimana, il cd arrivava con la posta: ben impacchettato e dunque intatto.
Così i cd diventarono presto due, e anche tre o quattro. E poi un libro e un altro ancora. La procedura si ripeteva ormai sicura anche se non precisamente veloce. Innanzitutto bisognava collegarsi alla Rete, il che comportava l’avviamento di un modem il quale, prima di accendere le confortanti lucine verdi, emetteva una serie di rumori strazianti. Poi bisognava “caricare” la pagina web: a 56 Kbit/s, ci voleva qualche minuto. Un discreto lavoretto, insomma. Giunto a buon fine, dava però un certo appagamento e ci garantiva la soddisfazione di appartenere alla cerchia della modernità.
Oggi, tutti i passaggi necessari a ordinare online qualunque tipo di merce - specie presso i venditori più noti e globali (leggi: Amazon) - sono pressoché annullati. Per acquistare - al pc o attraverso un’app - non ci vuole che un secondo: semmai occorre indugiare nella scelta, avere la pazienza di scorrere l’infinito elenco di offerte che, per ogni singola tipologia di merce, i colossi dell’e-commerce sono in grado di comporre. Ma anche la scelta è presto fatta e sempre più spesso ci ritroviamo preda della sensazione che tra noi e il possesso di qualunque oggetto (un vestito, un elettrodomestico, un libro, un attrezzo da giardinaggio) non ci sia che un gesto da poco: la pressione dell’indice sullo schermo, il movimento del pollice che fa scorrere una schermata.
Nel momento in cui si forma il bisogno (o il desiderio) di qualcosa, non c’è altro ostacolo tra noi e la realizzazione del medesimo che qualche secondo di “lavoro” sul cellulare, completato il quale nella candela della volontà non resta più pazienza da bruciare. Perché l’oggetto non è già qui?, ci chiediamo, perché il corriere non è ancora partito? Domani? La consegna è prevista per domani?
Sembra quasi offensivo - frutto di una lentezza retrograda e colpevole - che si debba aspettare un giorno per completare la soddisfazione del desiderio; pare ormai intollerabile che un oggetto debba ancora essere prelevato da un magazzino, impacchettato, affidato a un corriere e infine trasportato fino alle nostre case attraverso una rete così lenta e inaffidabile come quella stradale, punteggiata di semafori, cantieri, ingorghi, incidenti.
Tutto questo ci irrita perché sappiamo bene che se un desiderio non è soddisfatto immediatamente c’è il rischio ne insorga un altro e che, peggio ancora, la consegna ritardata, sia pure di un giorno solo, renda insapore il desiderio precedente, deludente la sua risoluzione e che a quel che resta della nostra coscienza di consumatori si imponga infine una domanda: «Ma perché, ieri, avevo tanto bisogno di un diffusore di aromi a forma di pavone?»
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