Condividere un articolo dedicato a “Life of Brian” (“Brian di Nazareth” nella versione italiana) - il film dei Monty Python tornato in circolazione a 40 anni al suo debutto - può sembrare, nel periodo di Pasqua, un gesto deliberatamente irrispettoso, visto che il gruppo comico volle mettere in scena una rappresentazione parecchio bizzarra della Passione, ma i gesti irrispettosi non di rado si rivelano utili, o addirittura illuminanti.
Ecco perché devo proprio ringraziare un’amica per questa condivisione, apparsa sabato su Facebook. Soprattutto, devo ringraziarla per aver sottolineato, tra le tante battute del film, una che ha la potenza di una rivelazione.
Assediato dalla folla che lo vuole “Messia”, Brian finalmente si decide a parlare: «Non avete bisogno di seguirmi - afferma -. Non avete bisogno di seguire nessuno. Siamo tutti individui!» E la folla, senza perdere la sua compatta idolatria, esulta: «Sì, siamo tutti individui!». Solo una voce si stacca dal coro: «Io no».
Si ride al paradosso che l’unico a dimostrarsi “individuo”, e non “massa”, è proprio chi nega di esserlo. Ma la citazione dal film non è solo appropriata perché divertente: lo è anche in quanto vera.
Tra le tante analisi dedicate alle dinamiche delle piattaforme social, mi sono imbattuto in una che sembra particolarmente centrata. La riporta il sito bigthink.com, osservando come posizioni politiche vicine o sovrapposte al totalitarismo trovino abbondante linfa proprio in questi ambiti. Strumenti all’apparenza pensati per offrire a tutti la possibilità di esprimersi come individui, diventano invece il veicolo di pensieri “massificati” che si autoalimentano in continuazione.
Il fatto è che ai social molti non si accostano con una mentalità da individui ma preferiscono mescolarsi a una folla virtuale incline, come quella reale, a giudizi sommari, distorsioni e cieca emotività.
La dinamica della piazza, studiata da molti, non ultimo Elias Canetti in “Massa e potere”, si riproduce perfettamente anche online: l’individuo, vistosi incoraggiato,spalleggiato e protetto, osa esprimere opinioni che altrimenti terrebbe per sé, perché in fondo sa trattarsi di frutti portati dalla frustrazione e dall’incapacità di decodificare la realtà. Ma la folla lo rassicura: no, hai ragione, tutti siamo d’accordo, non è sbagliato insultare, aggredire, voler vedere il sangue.
«Solo tu la pensi così» diceva uno dei “Cosi Pound” al ragazzino di Torre Maura che osava dissentire, ricordandogli, certo senza volerlo, che per essere individui c’è un prezzo da pagare, ma anche che ne vale la pena. Solo quando tutti dichiareranno di essere individui, infatti, sarà il momento di non esserlo più.
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